ARMANDO TESTA
Armando Testa
Armando Testa è nato a Torino il 23 marzo 1917 ed è morto a Torino il 20 marzo 1992
Armando Testa è stato un noto disegnatore, cartoonist e autore grafico e di testi per il settore della pubblicità.
Fece del minimalismo nel segno grafico.
Armando Testa nasce nel 1917 a Torino, dove frequenta la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia.
interessato. “Sono nato povero ma moderno” amava dire, ma la sua non era una battuta ad effetto, bensì una condizione reale: suo padre, ex carabiniere, muore quando aveva poco più di 11 anni e la sua famiglia, composta dalla madre e tre fratelli, viveva a Torino senza mezzi di sostegno.
Così a 13 anni lascia la scuola e va a lavorare come apprendista operaio in una fabbrica di ferri battuti; ma il lavoro si rivela troppo pesante per un ragazzino, quindi a 14 anni decide di guadagnare di meno ma di investire nel futuro, impiegandosi come compositore tipografo.
Di giorno lavora e di sera frequenta la scuola tipografica Vigliardi Paravia dove impara a impaginare libri d'arte, che diventa la sua principale passione.
Lì conosce il pittore astrattista Ezio D'Errico, che lo avvicina all'arte contemporanea, alla quale sarà sempre particolarmente
D'Errico gli comunica l'amore per l'arte astratta, soprattutto quella di impostazione razionalista derivata dal Bauhaus.
Guardando a questa eredità culturalenel 1937, a vent'anni, vince il suo primo concorso per la realizzazione di un manifesto, un disegno geometrico ideato per la casa di colori tipografici ICI, una delle sue prime opere di successo, con un disegno geometrico.
Arriva la guerra e viene arruolato come primo aviere fotografo: trascorre parte dei cinque anni del servizio militare in Africa, ed è proprio qui che una notte sotto le stelle, con il suo immancabile quaderno per gli schizzi, decide che una volta in Italia sarebbe diventato un pubblicitario.
Torna a Torino e vince un concorso per il logo dello Spumante Martini e in seguito inventa il ciclista Superga e il logo dell'ICI (Industria Colori Inchiostri Milano).
Lavora per importanti case come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli,
Lavora anche come illustratore per l'editoria e crea un piccolo studio di grafica.
Nel 1956 nasce lo Studio Testa dedicato alla pubblicità non solo grafica ma anche televisiva. Nella Agenzia Testa al'inizio ci lavorano 6 persone.
E anche se tutti guardano a Milano, lui continua a restare attaccato alla sua Torino silenziosa, umile e lavoratrice.
Esplora linguaggi nuovi, guarda all'America, impara a comunicare con il cinema, studia la tecnica di Walt Disney.
Alcune delle azienda che si servono dello Studio Testa diventano ben presto leader di settore: Lavazza, Sasso, Carpano, Simmenthal, Lines.
Testa usa un linguaggio ricco di idee e riesce a conquistare consenso in un periodo in cui la pubblicità in Italia non è ancora una vera e propria industria.
L'anno dopo la nascita dell'agenzia parte Carosello, lo spazio degli sketch commerciali ideati dalla Rai pedagogica e moralista di quel tempo, e che si trasforma in una ghiotta opportunità per un creativo pubblicitario come lui. La struttura di questi sketch (non si chiamano ancora spot) imponeva al filmato pubblicitario dopo i titoli di testa di non alludere, per circa 135 secondi di storia, né al nome né al genere di prodotto pubblicizzato e solo nei 25 secondi finali (il “codino”) svelare il marchio e convincere il pubblico a comprare. Ed è proprio qui che Testa riesce a dare il meglio di sé stesso: il pubblicitario torinese gioca con l'indipendenza di questa due componenti, a volte organizzando il tutto come un indovinello, altre volte riuscendo a tirare fuori il puro e magico nonsense di cui è maestro indiscusso.
Per Carosello ha creato campagne con personaggi comici e storie surreali a «passo uno", che sono entrati a far parte della storia del costume: le scommesse di Nicola Arigliano per il digestivo Antonetto, le oche per la cera Glo-Cò; l'ippopotamo Pippo creato nel 1969 e ancora oggi presente nella pubblicità dei pannolini Lines.
Il pianeta Papalla nato nel 1970 per Philco, cui gli abitanti avevano due piccoli televisori al posto degli occhi).
Per il caffè Paulista ha creato Caballero il Cavaliere misterioso che «nella pampa sconfinata" cerca Carmencita, una bellissima ragazza continuamente in pericolo, minacciata da banditi di ognì sorta e che alla fine invita con piglio autoritario: «Bambina sei già mia, spegni il gas e vieni via».
Di Testa è anche la lunga saga di Lavazza con Nino Manfredi il relativo slogan «Più lo mandi giù, più ti tira su ! »
Altre invenzioni memorabili quali: «La pancia non c’è più» per olio Sasso, « chi sono io Babbo Natale « per la caca di biscotti Bistefani, « Chiamami Peroni sarò la tua birra»per Peroni.
Armando Testa
Nel 1958 vince il concorso per il manifesto ufficiale delle Olimpiadi di Roma ma il progetto viene rifiutato.
Partecipa quindi al secondo concorso e vince anche questo.
Negli anni Sessanta la televisione inizia a invadere le case degli italiani con immagini in movimento.
Così come era avvenuto con il dilagare della fotografia in pubblicità, Testa diventa protagonista del nuovo mezzo di comunicazione di massa plasmandolo a modo suo, costruendo nuovi e inesplorati mondi intorno a personaggi realizzati giocando con sfere, coni e semplici linee geometriche.
Nascono poi, fra gli anni Cinquanta e i Settanta, immagini e animazioni filmate per la televisione che sono rimaste nella storia della pub blicità, legati a slogan entrati nel linguaggio comune: il gioco grafico fra bianco/nero e positivo/negativo per il digestivo Antonetto (1960); le perfette geometrie della sfera sospesa sulla mezza sfera per l'aper-itivo Punt e Mes, che in dialetto piemontese significa appunto "un pun
to e mezzo" (1960); i pupazzi conici di Caballero e Carmencita per il caffé Paulista di Lavazza (1965); gli sferici abitanti del pianeta Papalla per Philco (1966); Pippo l'ippopotamo azzurro per i pannolini Lines (1966-67); e poi l'attore Mimmo Craig alle prese con gli incubi ell'obesità, su musiche di Grieg, per l'olio Sasso (1968); l'avvenente bionda Solvi Stubig per la Birra Peroni (1968).
Come primo riconoscimento istituzionale del suo lavoro, è invitato a tenere la cattedra di Disegno e Composizione della Stampa presso il
Politecnico di Torino dal 1965 al 1971,dove insegna Disegno e Composizione della Stampa .
Nel 1968 riceve la Medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione per il suo contributo all'Arte visiva, mentre nel 1975 la Federazione Italiana Pubblicità gli tributa la Medaglia d'oro come riconoscimento per i successi conseguiti all' estero.
Nel 1978 lo Studio Testa diventa Armando Testa S.p.A. che negli anni seguenti apre le sedi di Milano e Roma e continua a siglare campa
gne pubblicitarie di grande successo .
Oggi la società impiega oltre 500 persone con un giro d’affari di 98 miliardi di lire ed è classificata fra le prime 18 al mondo per fatturato e tra queste è l’unica società a capitale tutto italiano (il 100% è nelle mani della famiglia).
Dalla metà degli anni Ottanta Testa,oltre che nella pubblicità vera e propria, si impegna nell'ideazione di manifesti per eventi ed istituzioni culturali e di impegno sociale, da Amnesty International alla Croce Rossa, dal Teatro dei Due Mondi di Spoleto al Teatro Regio di Torino. Realizza anche i marchi che contrasegnano enti culturali come il Salone del Libro, e il festival Cinema Giovani di Torino e il Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea,
La sua agenzia diventa la più grande tra quelle operanti in Italia in quel settore, con sedi nelle più importanti nazioni europee.
Si dedica ad una ricerca grafica e pittorica di libera creatività negli anni Ottanta e Novanta.
Armando Testa
Franco Balan con Armando Testa
Testa, attingendo dal mondo dell’arte, si pone l’obiettivo di creare opere innovative, incisive dal punto di vista mnemonico ed efficaci dal punto di vista commerciale.
Armando Testa
Altre pubblicità alle quali Testa ha legato il suo nome sono state quelle per il digestivo Antonetto, la birra Peroni, gli elettrodomestici Philco, i cappelli Borsalino, l'abbigliamento Facis, l'olio Sasso, la Pirelli, la carne in scatola Simmenthal, il Punt e Mes, un punto di amaro e mezzo di dolce: è semplicemente perfetta la trascrizione visiva.
Punt e Mes,sintetico, essenziale, il manifesto è esemplare dello stile maturo del grande grafico torinese, orientato nella direzione della massima efficacia comunicativa.
Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera s’impongono con forza all’occhio dello spettatore grazie al tono rosso acceso, che richiama il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature.
La nitidezza formale dell’affiche risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale
Diverse istituzioni italiane e straniere dedicano a Testa mostre antologiche, che spesso comprendono la sua attività pittorica. vanno ricordati il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano nel 1984, la Mole Antonelliana di Torino nel 1985, il Parson School of Design Exibition Center di N ew York nel 1987, il Circulo de Belas Artes di Madrid nel 1989, il Palazzo Strozzi di Firenze nel 1993.
Nel 1989 diviene "Honor Laureate” presso la Colora do State University di Fort Collins.
Armando Testa muore a Torino il 20 marzo 1992, tre giorni prima di compiere sesantaque anni.
Diverse istituzioni italiane e straniere gli hanno dedicato mostre antologiche, che spesso hanno compreso la sua attività pittorica: il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano nel 1984, la Mole Antonelliana di Torino nel 1985, la Parson School of Design Exhibition Center di New York nel 1987, il Circulo de Bellas Artes di Madrid nel 1989, il Palazzo Strozzi di Firenze nel1993 e quella famosissima e postuma al Castello di Rivoli al Museo d'Arte nel 2001 eal Mart Rovereto nel 2017.
Scritti di Armando Testa
Armando Testa 1985
FILOSOFIA CREATIVA
Spesso, quando qualcuno mi chiede dei miei inizi, dico che sono nato povero, ma moderno.
A 14 anni sono entrato in tipografia per fare l'apprendista compositore.
Pur lavorando in un ambiente vecchio e tradizionale, ero curiosissimo di scoprire quanto di nuovo c'era in giro e leggevo tutte le riviste che mi capitavano sotto mano: la curiosità è il primo scalino verso la creatività.
Con mia grande gioia frequentavo la scuola tipografica serale, dove avevo per insegnante Ezio D'Errico, uno dei dieci pittori astratti italiani di allora.
Inutile dire che mi innamorai dell'astrattismo e di tutto il mondo dell'arte moderna.
Questa passione per le tendenze più nuove in campo grafico e pittorico e l'amore istintivo per l'arte astratta hanno contribuito a fornarmi una cultura.
Una cultura non razionalmente costruita, ma che proprio per questo mi consente oggi di trovanni in una situazione di assoluta libertà rispetto alla "cultura ufficiale".
Davanti all'immagine non ho preconcetti basati sul contenuto o sul contesto storico; guardo opere millenarie con gli stessi occhi e lo stesso approccio con cui giudico l'arte degli anni Novanta: guardo la forma, il colore, il segno.
In fatto di creatività sono curiosissimo, mi piace guardare tutto: dall'impaginazione grafica al manifesto dipinto, dal fotocolor alla scultura all'happening visivo.
Mi piacciono i lavori di Richard Serra come i dipinti di Lucien Freud.
Da un lato ho vissuto da vicino tutte le sperimentazioni dell'arte, dall'altro il mestiere di pubblicitario mi ha imposto le dure leggi del marketing e l'obbligo di comunicare in modo semplice e piacevole per riuscire a "parcheggiare" nella memoria di tutti i consumatori.
Come pubblicitario sono da sempre abituato a passare giorni e settimane a studiare lo slogan di un detersivo o di un altro prodotto, comunque effimero, a prodigare il mio tempo ed il mio cervello per creare messaggi chiari ed immediati e, salvo rarissimi casi, non posso consentirmi il vezzo dell'ambiguità.
Nei miei manifesti, nei miei messaggi pubblicitari ho sempre cercato la sintesi, l'impatto espressivo, invidiando talvolta alla cosiddetta arte pura proprio la possibilità di giocare sull'ambiguo, sul non definito.
Nei miei lavori grafici, non pubblicitari, qualche volta mi sono concesso di puntare sulla complicità dei segni, sull'equivoco dell'immagine, divertendomi ad interpretare quegli stessi prodotti che quotidianamente sono esaltati dall' advertising.
Sono costantemente inquieto, quello che mi piace oggi non so se mi piacerà ancora domani.
Quando sono di cattivo umore, scarabocchio e il cattivo umore mi passa: la creatività è una cosa meravigliosa
HO SEMPRE CERCATO LA SINTESI
Armando Testa
[ ... ] Nei miei manifesti, nei miei messaggi pubblicitari ho sempre cercato la sintesi, l'impatto espressivo, invidiando talvolta alla cosiddetta arte pura proprio la possibilità di giocare sull'ambiguo, sul non definito.
Proprio per questo, nei lavori grafici non strettamente pubblicitari, mi sono concesso qualche volta di puntare sulla complicità dei segni, sull'equivoco dell'immagine, divertendomi ad interpretare liberamente quegli stessi prodotti che quotidianamente vanno esaltati dall' advertising.
In pubblicità, si tratti di un affisso, di uno spot o di una pagina, si può cogliere immediatamente la bontà e la validità di un'idea creativa.
In arte è molto più difficile stabilire al primo sguardo, tra dieci quadri dipinti da dieci diversi pittori, qual è il più bello
In pubblicità chi è primo lo è inequivocabilmente, la pittura concede invece molte più evasioni sia a chi la fa sia a chi la giudica.
Confesso che qualche volta mi è capitato di guardare dei dipinti e non coglierne subito il valore; per fortuna non molto spesso, altrimenti avrei dubitato di me stesso e sarei andato a cercare conforto dallo psicologo o da Federico Zeri.
Sono costantemente inquieto, quello che mi piace oggi non so se mi piacerà ancora domani, ma quando sono di cattivo umore, scarabocchio e il cattivo umore mi passa.
Armando Testa 1990
DALLA RECAME AL MARKETING
Sto guardando questa copertina di "Il Millimetro" del 1964 con un dito rivolto in su.
Sicuramente vuole indicare in cielo la parola marketing che in quegli anni era estremamente popolare.
Veniva dall'America e non tutti ne conoscevano l"esatto significato: i pubblicitari si svegliavano preoccupati ignorando la giusta estensione di questa parola.
Alcuni dicevano che vuol dire "tutto ciò che riguarda il prodotto appena uscito dalla fabbrica", altri dicevano invece che coinvolgeva il prodotto già dalla sua nascita, altri ancora cadevano in un terribile errore ritenendo si trattasse di danze marchigiane trapiantate nel Wisconsin.
Ma questi ultimi ben presto pagarono col sangue il loro non aggiornamento.
Sì, il maketing era una parola portata in Italia negli anni Cinquanta dalle agenzie americane che si affacciavano nel nostro paese.
Anche Mario Bellavista che abitava a Milano fu tra i primissimi a parlare di marketing in locali del centro e della periferia per comunicarne i significati a colleghi e futuri clienti.
Ma non era solo il marketing a torturare i pubblicitari negli anni Sessanta: c'erano anche la copy strategy la marketing strategy, la media strategy, ecc.
La parola reclame ormai suonava come il terribile nome di una malattia venerea, anche se qualcuno la pronunciava ancora sottovoce.
C'era poi un altro elemento dominante nel panorama di quegli anni: il Carosello.
Tutti i pubblicitari si trovavano per la prima volta ad inventare storielle che dovevano contenere, tra il conscio e l'inconscio, allusioni preparatorie ai 25 secondi finali di tutta pubblicità.
Gli uomini della Sacis, addetti al controllo, leggevano libri di psicologia e di pubblicità per difendersi dalle compromettenti sceneggiature proposte dalle agenzie le quali, il più delle volte, contenevano nascoste e misteriose anticipazioni sul prodotto prima del "codino".
Non solo, taluni pubblicitari come noi facevano disperare i Sinopoli con Paulista che diceva "Vìeni avanti Gargiulo ... che ti spacco l'orecchio'" oppure "Don Ortega ... morirai sotto una sega'" od ancora "Ma qui non si vede un cactus!"
Come, protestavano alla Sacis, possibile che ci siano sempre dei cactus? Eh sì, in Sud-America ci sono più cactus che abeti...
Erano anni terribili in cui io soffrivo intensamente perché l'apparizione della televisione aveva messo in linea nuovi creativi sotto forma di registi, operatori, sceneggiatori che spadroneggiavano nell'immagine oscurando i cartellonisti.
L'affissione doveva cedere il passo alla potenza televisiva.
Dinanzi a questo nuovo mondo creativo rappresentato dalla televisione cosa si poteva fare se non immergervisi con tutte le forze?
E noi alla Testa ci siamo gettati sul moderno, facendo esperimenti con il "passo uno" e con il "dal vero", restando svegli fino a tardi nella notte per farci un gusto cinematografico che ci consentisse di guardare negli occhi un Mario Fattori.
Ma non eravamo certo i soli: tutti i pubblicitari italiani si sono prodigati in quegli anni.
Il deprecato Carosello ha fatto amare la pubblicità ben più di quanto non ci fossero riusciti Cappiello, Paul Colin o Cassandre.
Anzi il Carosello era l'unico conforto che ripagava la gente dalla noia delle tavolate sindacali.
L'approdo in Italia di agenzie come la Lintas, la CPV; la McCann, di utenti come la Procter cambiò poi addirittura il modo di parlare dei pubblicitari italiani: il cliente pretendeva il product benefit, la U.S.P. (Unique Selling Proposition) e si incominciava a parlare di Dichter persino nelle conferenze della San Vincenzo.
I fotocolor si facevano più belli e più preziosi nelle atmosfere e alcune nostre foto, ritoccate pittoricamente, erano guardate con disprezzo dalle agenzie italo-americane che dedicavano l'ora del caffè a parlare male dello Studio Testa.
I giornali inventavano programmi di viaggio per rendersi simpatici ai cinema men
La cosa era gradita da tutti, solo qualche anno più tardi, dopo il '68, Livraghi alla OTIPI si mise il cilicio e disse che era immorale accettare di fare viaggi sponsorizzati: tutti aderirono, pur essendo malcontenti dentro.
L'idea dei viaggi, abbandonata dai pubblicitari, è stata però ripresa dalle casse delle Regioni le quali organizzano soggiorni settimanali alle Maldive per fornire occasioni di incontri culturali.
Adesso siamo alle soglie del 1984.
La parola marketing non è più scritta nel cielo.
Anzi l'ultima definizione di marketing sarebbe "buon senso". L'amato Carosello non c'è più, ma ci sarebbe da rimpiangerlo perché nel frattempo la pubblicità televisiva è diventata meno seguita perché continuamente disturbata da film d'amore e d'avventura.
Il fotocolor è arrivato a vette sublimi: tutte le strade sono piene di fotocolor.
E non di rado si sentono materassai chiedere a viva voce un manifesto disegnato a tinte piatte da Toulouse Lautrec.
Il fotocolor è il banale quotidiano.
Il povero René Magritte poi, che aveva creato un verismo surreale, è stato copiato, azzannato sul collo e sui glutei dagli illustra tori e fotografi di tutto il mondo.
Oggi tuttavia il disegno ricompare nel cartellone.
Se gli anni Sessanta sono stati una corsa al vero, al parlare di tutti i giorni, alle motivazioni logiche e razionali, adesso l'eccesso di televisione e di fotografia fa desiderare l'irrazionale, la fantasia, la sorpresa dell'incoerenza.
La pubblicità dunque si è fatta più giocherellona, il marketing è considerato un male inevitabile e il massimo della sciccheria oggi è far ritoccare le foto e dipingerle a mano libera per assomigliare meno alle altre di cui le riviste sono piene.
La foto in bianco e nero riappare sui giornali con piena dignità riconquistando quel posto d'onore che spetta al monocolore.
Per anni mi sono tormentato domandandomi perché i ritratti più belli, da quelli di Picasso a Greta Garbo, dalla Dietrich alla Goldsmith, siano quelli in bianco e nero.
Ora l'ho capito ed in questa occasione lo dico in esclusiva a "Il Millimetro": i ritratti in bianco e nero sono più belli perché rappresentano un'evasione dalla realtà la quale è a colori.
Nel bianco e nero c'è il principio dell'arte.
Saluti e baci a tutti.
MANIFESTI CI GUARDANO
Armando Testa 1989
[ ... ] Il manifesto fino agli anni Cinquanta fu assolutamente solo disegnato, in seguito esplose l'orgia del fotocolor, dapprima timidamente con qualche rara apparizione, poi con sempre maggiore irruenza, fino ad oggi dove troneggia nel 95% dei cartelloni.
(Ricordo che ancora nel 1953 per realizzare a colori un manifesto per l'olio Sasso ho dovuto intervenire sulla foto in bianco e nero con una tecnica americana che si chiamava Flexicro-me).
Disegnare manifesti prima dell'avvento della televisione era davvero un compito affascinante, il cartellone era la più forte forma di pubblicità visiva e proprio per questo si doveva riuscire a creare un'immagine capace di distinguersi da tutte le altre e andare a collocarsi nella memoria del pubblico; uno sforzo non solo rivolto alla ricerca di un'idea, ma anche alla robustezza pittorica e ad un equilibrio di proporzioni.
[ ... ] I grandi cartellonisti di ieri avevano uno stile ben definito nel segno e nelle figurazioni, con l'era del fotocolor negli anni Cinquanta e Sessanta l'impronta dell'artista ha in parte perso la sua personalità.
Creare idee fotografiche mi interessò quasi subito, il fotocolor offriva nuove ed efficaci possibilità. La forza di verità e l'immediatezza visiva che il vero fotografico suscita, soprattutto nelle immagini alimentari, consentono un impatto diretto con il grosso pubblico.
Ma quanta nostalgia per il manifesto disegnato!
Confesso che appena posso prendere le distanze dal maarketing per studiare manifesti culturali o per manifestazioni slegate dai prodotti d
Mi ricordo quando venticinque-trenta anni fa calò sul mondo il fotocolor: graficamente fu importante come l'invenzione dell'aeroplano.
Fu come liberarsi di colpo da anni di sudditanza al disegno: creativi incapaci di usare la matita per la prima volta nella storia potevano dire ad un fotografo: "Vorrei questa immagine".
Si poté fare a meno di colpo di tanti "artigiani" specializzati in manine e faccette di bimbi, ma completamente privi di gusto, che da anni imperversavano sulle pagine.
Fu possibile finalmente avere delle serving suggestions che mai un cartellone pittorico era riuscito a dare: pomodori bagnati, budini tremolanti, roast beef da mordere.
Da allora la fotografia si è moltiplicata fino a presentare orge di primi piani su jeans attillati e bionde provocanti; fotografie dappertutto, milioni di fotografie: oggi ovunque si posano i nostri occhi c'è una foto a colori. Venticinque anni di verismo fotografico hanno guardato l'uomo, la donna e gli spaghetti da tutti gli angoli e in tutti i pori come duemila anni di pittura non erano mai riusciti a fare.
Il fotocolor è arrivato a vette sublimi; tutte le strade sono piene di fotocolor.
Il vero, quello che si vede, è qualcosa che tutti capiscono, ma il vero alla distanza annoia, come una donna troppo ovvia.
Annoia prima le persone intelligenti ed inquiete, ma con gli anni anche i cretini cominciano a provare insofferenza.
Questi anni di verismo ad oltranza oggi ci fanno sognare un ritorno ad una creatività più ambigua per rinnovare l'attenzione ed i ricordi.
Il fotocolor ci ha consentito di vedere isole lontane, gorgonzola esuberanti e maionese, come Seurat e Renoir non si sarebbero sognati mai.
Immaginate cosa sarebbe successo se centocinquanta anni fa fosse stata inventata la fotografia a colori.
Nella dominante aspirazione di allora di vedere a colori la realtà di tutti i giorni, non solo Delacroix e gli impressionisti, ma anche tutti i pittori pompien avrebbero dovuto vedersela con il fotocolor.
Tutto ciò senza togliere nulla alla foto a colori, che quando apparve nei primi anni Cinquanta, consentì ai pubblicitari di esprimere minestre fumanti in visualizzazioni sognanti ed appetitose, mai apparse nella storia nemmeno tra i fiamminghi.
Fu una conquista così importante che persino nella seconda metà del nostro secolo si è tardato ad ammettere la superiorità
di certi ritratti fotografici in bianco e nero rispetto ad altri a colori.
Quando dico che per la fotografia nascere in bianco e nero è stato uno sbaglio, (doveva nascere subito a colori) qualcuno mi risponde sempre: "Eh no, per motivi tecnici era impossibile!".
Il bianco e nero è già un'interpretazione artistica, trasforma i corpi rosei, le mele ed i paesaggi in rigorose gradazioni dal bianco al nero, è violento e provocatorio nella sua filosofia monocromatica.
Come creativo sono sempre alla ricerca del nuovo: ho vissuto l'esaltazione del fotocolor ed il recupero del bianco e nero, mi ha affascinato Warhol quando ha portato in galleria l'approssimazione delle foto mal stampate e monocrome.
Nel 1968, proprio mentre nelle piazze crollavano i miti della tradizione, una vecchia cartolina speditami da un militare fu per me un'occasione altrettanto rivoluzionaria.
Dopo tante creative greeting cards di formato immenso, perché non ritornare all'onesta poetica cartolina dei nonni? Misurarsi in un formato obbligato, così obsoleto e stravisto, poteva essere affascinante.
Nel mio mestiere devo esaltare quotidianamente il cibo tra posate preziose, bocche avide, piatti scintillanti, ma a volte provo il desiderio di mollare tutto, stringere la mano al kitsch e interpretare spaghetti, frutta, prosciutto e uova in liberi e voluttuosi accostamenti e fare dell'arte visiva in cucina.
Da allora, ogni anno la cartolina augurale è stata per me un momento di divertimento e ricerca sul banale quotidiano dove due olive diventano una coppia di amanti e dove un pezzo di parmigiano ricorda i faraglioni di Capri.
COCA COLA GENERATION
Armando Testa
Nel 1991 due mostre al Centre Pompidou di Parigi e al Moma di New York hanno affrontato per la prima volta in modo "ufficiale" il rapporto tra arte e pubblicità dall'inizio secolo ad oggi.
Il contributo di queste mostre non è stato tanto il raffronto puntiglioso tra il quadro e il manifesto, né il desiderio di scoprire chi è stato l'anticipatore e chi l'imitatore, quanto evidenziare che, come affermano alcuni critici, la pubblicità è una delle espressioni d'arte del nostro secolo.
Nella mia vita di pubblicitario, anche durante gli anni eroici della réclame, quando ero impegnato a studiare i Caroselli e a far convivere creatività e marketing nel 70 xl 00, non ho mai trascurato il mondo dell'arte.
Sono sempre stato avido di scoprire le ultime tendenze e di possedere cataloghi e riviste sulle mostre più recenti.
Quando il direttore creativo della Benton & Bowles di New York mi disse che nei momenti liberi frequentava i supermarket, mentre io andavo nelle gallerie d'arte, lo guardai stupito.
Non immaginavo che anche un certo Andy di lì a poco avrebbe frequentato assiduamente i supermarket ...
Negli anni Sessanta, con Warhol e la Pop, l'arte si è appropriata della pubblicità ed ha dimostrato che anche una minestra in scatola o una confezione di detersivo possono essere "personaggio" né più né meno di Marilyn Monroe o di Mao Tse-Tung.
Da allora gli oggetti del banale quotidiano sono entrati prepotentemente nel mondo dell'arte: dai dentifrici e le mollette ingrandite di Oldenburg ai manifesti strappati di Rotella, dal cappello di Beuys alle mensole di Haim Steinbach, dall'oggetteria kitsch di] eff Koons alle reiterate cornici di McCollum, dagli esuberanti frigoriferi con polu"ona di Bertrand Lavier ai freddi lavandini e orinatoi di Gober.
In questo tripudio dell'immaginario, più influenzato dal catalogo Postal Market che dai libri di storia dell'arte, la Coca Cola non poteva che rivestire un ruolo da protagonista.
La bottiglietta sinuosa, la scritta liberty pluripetuta su tappi, insegne, frigoriferi, distributori, lattine, vassoi, centinaia di spot, manifesti e annunci hanno sapientemente costruito negli anni il "mondo Coca Cola".
UN MERLUZZO IN DOPPIO PETTO
Armando Testa
[ ... ] Un giorno, mentre ero tutto preso a disegnare dei cartelli per una campagna pubblicitaria dell'olio Sasso, allora la stampa fotografica a colori non esisteva ancora e tutte le illustrazioni dei manifesti o dei pieghevoli venivano fatte a mano, venne a trovarmi un amico, Elio Bravetta: era un uomo colto, un giornalista che aveva visto lontano nello sviluppo della pubblicità e si era trasformato in venditore di spazi antelitteram.
Mi disse: "C'è per te un'occasione insolita, creare un marchio, un cartello per la Facis".
lo tentennavo: "Guarda, in questo periodo ho tanto lavoro, sono piuttosto impegnato, non si può rimandare più avanti?"
"Sei pazzo" mi rispose Bravetta "non sai come può essere importante questo cliente, è un'azienda in pieno sviluppo e poi dal,manifesto può nascere tutta una campagna!"
E inutile dire che mi aveva convinto; lavorando anche di notte, presentai il mio primo cartello/marchio: l'ornino che corre con il vestito sotto il braccio.
Il mio amico aveva avuto ragione ad insistere, non solo perché mi aveva aperto le porte per una lunga e proficua collaborazione con il Gruppo Finanziario Tessile, ma anche per i contatti umani che questo lavoro ha comportato. Ricordo con simpatia Piergiorgio Rivetti, uomo di una capacità comunicativa eccezionale, appassionato di viaggi.
Aveva girato tutto il mondo: sentirlo parlare del Messico, degli Stati Uniti, del Sud America era affascinante.
In questi giorni ho riguardato il mio cartello Facis e devo dire che pensando a cos'è la confezione oggi mi sembrava, nella comunicazione, di tornare alla preistoria o al Basso Medio Evo.
Come ho potuto nella mia vita disegnare un uomo che corre con sotto il braccio un abito tirato come un merluzzo! Forse però sono ingiusto con me stesso perché allora il 93 % degli italiani si serviva del sarto il quale modellava l'abito a misura dell'ampiezza, delle eventuali protuberanze e cavità del corpo del cliente.
Il plus da evidenziare al massimo nel manifesto era dunque l'idea della velocità offerta dalla confezione pronta, oltre alla necessità tutta cartellonistica di risaltare sul muro e di rimanere impressi nella memoria del consumatore.
Occorre dire che l'ornino che corre rimase a lungo parcheggiato nella memoria della gente.
Oggi il rapporto tra chi acquista pronto
Non solo: anche pubblicità e mass media sono molto cambiati e nella moda tutto è diverso.
Gli stilisti hanno creato una nuova architettura degli abiti che domina sul corpo di chi li indossa; tutte le sottigliezze, curvature, rilievi, difetti sono spregiudicatamente messi in ombra dalla confezione scolpita in serie.
Nessuno o pochissimi ormai pretendono l'abito che modelli accuratamente il corpo nel bello e nel brutto come le divise degli ufficiali negli anni Cinquanta: paghi di fruire della bellezza formale dell'abito stesso ci avvolgiamo trionfalmente nella sua firma.
È meglio così, liberi dalle preoccupazioni linear-fisiche, si può fare della moda un fatto veramente creativo; oggi l'abito, sovrapponendosi deciso all'anatomia spicciola, può offrire tocchi di novità a questo antichissimo corpo umano così simmetrico ed uguale: sempre due gambe, due braccia, una testa, le orecchie e i seni allo stesso posto.
Tornando ai miei lavori per la Facis devo dire che pur con l'obbligo di presentare quasi al vero i modelli, qualche volta mi concedevo delle libertà espressive.
Alcuni miei cartelli su fondo nero, con il protagonista realizzato a ti
Altre volte il pittoricismo mi prese la mano come in quel manifesto dove c'era un uomo con la giacca mezzo chiara e mezzo scura. Pensavo il pubblico comprendesse che si trattava di una libertà pittorica per descrivere la zona più illuminata e quella più buia del corpo.
Mi sbagliavo, la gente andava nei negozi e chiedeva con sicurezza l'abito Facis bicolore [ ... ] .
DUE OLIVE LUSSURIOSE
Armando Testa 1987
Mi ricordo quando venticinque-trenta anni fa calò sul mondo il fotocolor: graficamente fu importante come l'invenzione dell'aeroplano.
Fu come liberarsi di colpo da anni di sudditanza al disegno: creativi incapaci di usare la matita per la prima volta nella storia potevano dire ad un fotografo: "Vorrei questa immagine".Si poté fare a meno di colpo di tanti "artigiani" specializzati in manine e faccette di bimbi, ma completamente privi di gusto, che da anni imperversavano sulle pagine.
Fu possibile finalmente avere delle serving suggestions che mai un cartellone pittorico era riuscito a dare: pomodori bagnati, budini tremolanti, roast beef da mordere.
Da allora la fotografia si è moltiplicata fino a presentare orge di primi piani su jeans attillati e bionde provocanti; fotografie dappertutto, milioni di fotografie: oggi ovunque si posano i nostri occhi c'è una foto a colori. Venticinque anni di verismo fotografico hanno guardato l'uomo, la donna e gli spaghetti da tutti gli angoli e in tutti i pori come duemila anni di pittura non erano mai riusciti a fare.
Il fotocolor è arrivato a vette sublimi; tutte le strade sono piene di fotocolor.
Il vero, quello che si vede, è qualcosa che tutti capiscono, ma il vero alla distanza annoia, come una donna troppo ovvia.
Annoia prima le persone intelligenti ed inquiete, ma con gli anni anche i cretini cominciano a provare insofferenza.
Questi anni di verismo ad oltranza oggi ci fanno sognare un ritorno ad una creatività più ambigua per rinnovare l'attenzione ed i ricordi.
Il fotocolor ci ha consentito di vedere isole lontane, gorgonzola esuberanti e maionese, come Seurat e Renoir non si sarebbero sognati mai.
Immaginate cosa sarebbe successo se centocinquanta anni fa fosse stata inventata la fotografia a colori.
Nella dominante aspirazione di allora di vedere a colori la realtà di tutti i giorni, non solo Delacroix e gli impressionisti, ma anche tutti i pittori pompien avrebbero dovuto vedersela con il fotocolor.
Tutto ciò senza togliere nulla alla foto a colori, che quando apparve nei primi anni Cinquanta, consentì ai pubblicitari di esprimere minestre fumanti in visualizzazioni sognanti ed appetitose, mai apparse nella storia nemmeno tra i fiamminghi.
Fu una conquista così importante che persino nella seconda metà del nostro secolo si è tardato ad ammettere la superiorità
di certi ritratti fotografici in bianco e nero rispetto ad altri a colori.
Quando dico che per la fotografia nascere in bianco e nero è stato uno sbaglio, (doveva nascere subito a colori) qualcuno mi risponde sempre: "Eh no, per motivi tecnici era impossibile!".
Il bianco e nero è già un'interpretazione artistica, trasforma i corpi rosei, le mele ed i paesaggi in rigorose gradazioni dal bianco al nero, è violento e provocatorio nella sua filosofia monocromatica.
Come creativo sono sempre alla ricerca del nuovo: ho vissuto l'esaltazione del fotocolor ed il recupero del bianco e nero, mi ha affascinato Warhol quando ha portato in galleria l'approssimazione delle foto mal stampate e monocrome.
Nel 1968, proprio mentre nelle piazze crollavano i miti della tradizione, una vecchia cartolina speditami da un militare fu per me un'occasione altrettanto rivoluzionaria.
Dopo tante creative greeting cards di formato immenso, perché non ritornare all'onesta poetica cartolina dei nonni? Misurarsi in un formato obbligato, così obsoleto e stravisto, poteva essere affascinante.
Nel mio mestiere devo esaltare quotidianamente il cibo tra posate preziose, bocche avide, piatti scintillanti, ma a volte provo il desiderio di mollare tutto, stringere la mano al kitsch e interpretare spaghetti, frutta, prosciutto e uova in liberi e voluttuosi accostamenti e fare dell'arte visiva in cucina.
Da allora, ogni anno la cartolina augurale è stata per me un momento di divertimento e ricerca sul banale quotidiano dove due olive diventano una coppia di amanti e dove un pezzo di parmigiano ricorda i faraglioni di Capri.
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1937 Armando Testa manifesto per la ICCI Industria Colori Inchiosti s.a. Milano |
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1940 Armando Testa manifesto per l' Asti Spumanteper la Riccadonna |
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1942 Armando Testa manifesto per il Teatro de Popolo |
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1946 Armando Testa manifesto per ilConcorso Nazionale di Caricatura per il C.N.L. Comitato di Liberazione Nazionale Borgo Nuovo |
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1946 Armando Testa manifesto ""Tea i coloranti...Idea" per l'azienda C.Rebaudengo e Figli di Torino |
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1946 Armando Testa manifesto lo spumante Martini |
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1947 Armando Testa per Superga |
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1948 Armando Testa manifestoper il 1°Congreso Nazionale dei Giovani Netallurgici a Livorno per il sindacato F.I.O.M. |
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1958 Armando Testa manifesto per il caffè Burbon |
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1949 Armando Testa manifesto Due re Carpano, per il Vermut Punt e Mes della Carpano |
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1949 Armando Testa manifesto re Carpano-Vittorio Emanuele II, per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1949 Armando Testa manifesto per Asti Gancia |
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1950 Armando Testa manifesto re Carpano-Cavour, per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1950 Armando Testa manifesto re Carpano-Napoleone, per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1950 Armando Testa manifesto per il vermut Punt e Mes della Carpano |
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1950 Armando Testa della Cora |
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1950 Armando Testa annuncio pubblicitario per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1950 Armando Testa marchio per il le lane Borgosesia |
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1950 Armando Testa manifesto per la aranciata Martinazzi |
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1950 Armando Testa manifesto per le patatine Pai |
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1953 Armando Testa manifesto Punt e Mes per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1953 Armando Testa manifesto per Ramazzotti |
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1953 Armando Testa manifesto la stagione primavra e estate l'azienda di tessuti Lanerossi |
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1954 Armando Testa manifesto per Pirelli |
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1954 Armando Testa manifesto Punt e Mes per il Vermut Puint e Mes della Carpano |
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1954 Armando Testa marchio per l'azienda di abigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per l' annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per 'lannuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per l' annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per l'annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per l'annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa fotografia per l'annuncio publicitrario per l'azienda di abbigliamento Facis |
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1954 Armando Testa manifesto per l'azienda di caramellle Sirca |
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1954 Armando Testa manifesto per Pirelli |
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1954 Armando Testa manifesto per Borsalino |
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1954 Armando Testa manifesto per Borsalino |
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1954 Armando Testa manifesto per Borsalino |
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1954 Armando Testa manifesto per Borsalino |
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1954 Armando Testa manifesto per Borsalino |
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1955 Armando Testa manifesto per l'azienda eletrica AEM |
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1955 Armando Testa manifesto per 37°Salone dell'Atomobile di Torino |
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1956 Armando Testa manifesto per la Esso Extra |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956-1960 Armando Testa manifesto per il modelli Marus dell''azienda Facis per Carosello
per vedere lo spot di Carosello:
Facis spot 1 |
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1956 Armando Testa manifesto per gli abiti invernali Gardena e Cortina per l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto per i cappotti Bernina e Misurina per l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa annuncio pubblicitario per l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa manifesto l'azienda Facis |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per l'aqua salitimazzata l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per l'aqua con Salitima per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per l'aqua con Salitima per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per l'aqua salitimazzata per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Algo Stop per l'azienda Marco Antonello |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto di crema per rasatura Tarrper l-aziends Marco de Marchi |
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1956 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto di crema per rasatura Tarrper l-aziends Marco de Marchi |
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1956 Armando Testa marchio per le lane Govanardo |
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1956 Armando Testa manifesto per il prodoto Ladorla per Moto Guzzi |
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1957 Armando Testa annuncio publicitrario per Olio Sasso |
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1958 Armando Testa manifesto per la XVII Olympiade di Roma del 1960 |
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1958 Armando Testa marchio per la XVII Olympiade di Roma del 1960 |
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1958 Armando Testa manifesto del dedoforo per la XVII Olympiade di Roma del 1960m che ha vinto il concorso |
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1958 Armando Testa annuncio publicitrario per Olio Sasso |
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1958 Armando Testa packaging per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1958 Armando Testa annuncio publicitrario per il prodotto Dofocrem |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il Facis |
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1959 Armando Testa copertina per Linea Grafica |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il caffè Lavazza |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1959 Armando Testa annuncio publicitrario per il il nastro adesivo della Scotch |
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1959 Armando Testa marchio dell Agenzia Testa |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per gli abiti Bernina per l'azienda Facis |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per gli abiti Gardena per l'azienda Facis |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per gli abiti Montecarlo per l'azienda Facis |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario peri pantaloni Montana per l'azienda Facis
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per il olio Sasso |
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1960 Armando Testa manifesto per il digestivo Antonetto
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1960 Armando Testa annuncio pubblicitario per il digestivo Antonetto
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare Galbani |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1960 Armando Testa Paulista pe il l caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa manifesto per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa packaging per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa packaging per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa tazzina per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa tavolo e sedie per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa termos per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa vassoio per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa posacenere per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Paulista della Lavazza |
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1960 Armando Testa manifesto per il vermut Punt e Mes della Carpano |
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1960 Armando Testa manifesto per il prodotto Kremliquirizia per l'aziends dolciaria Elah |
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1960 Armando Testa annuncio publicitrario per gli abiti Juniorper l'azienda Facis |
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1962 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Paulista della Lavazza |
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1962 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Paulista della Lavazza |
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1962 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Paulista della Lavazza |
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1962 Armando Testa anuncio publicitarioper il caffè Paulista della Lavazza |
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1963 Armando Testa manifesto contrla fame nel mondo per il Centro Cattolico Torinese |
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1963 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Lavazza |
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1963 Armando Testa anuncio publicitario per il caffè Lavazza |
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1963 Armando Testa anuncio publicitario per la fonderia di caratteri Nebiolo |
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1963 Armando Testa manifesto per la carne in scatola Simmental |
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1964 Armando Testa annuncio pubblicirario per la pittura murale Tintal della Max Meyer |
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1964 Armando Testa manifesto per olio Sasso |
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1965 Armando Testa manifesto per olio Sasso |
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1964 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1964 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1964 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1964 Armando Testa annuncio publicitrario per il prrodotto Don dell'azienda dolciaria Perugina |
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1964 Armando Testa annuncio publicitrario per il prrodotto Don dell'azienda dolciaria Perugina |
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1965 Armando Testa manifesto per lazienda di costumi da bagno Beatrix |
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1965 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda alimentare di carne in scatola Simmental |
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1965 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda di carne in scatola Simmental |
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1965 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda di carne in scatola Simmental |
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1966 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda di pasta Agnesi |
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1966 Armando Testa annuncio publicitario per l' azienda Laboratori Farmacutici angelini |
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1966 Armando Testa annuncio publicitario per l' azienda Laboratori Farmacutici angelini |
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1966 Armando Testa Carmencita e Caballero per gli spot pubblicitari di Carosello del caffè Paulista della Lavazza |
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1966 Armando Testa Carmencita e Caballero manifesto per il caffè Paulista della Lavazza |
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1966 Armando Testa Papalla per gli spot pubblicitari di Carosello della Pihilco |
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1966 Armando Testa annuncio pubblicitario per la Philco |
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1967 Armando Testa copertina per la rivista Ufficio Moderno |
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1968 Armando Testa copertina peri la vista Succes |
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1968 Armando Testa copertina per la rivista Ufficio Moderno |
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1968 Armando Testa manifesto per l' 8° concorso ippico inernazionale di Torino |
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1968 Armando Testa copertina pe ril n.3 della rivista Linea Grafica |
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1968 Armando Testa studio grafico "dito che brucia" |
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1968 Armando Testa annuncio pubblicitario la birra Nastro Azzurro della Peroni
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1968 Armando Testa annuncio pubblicitario per la birra Peroni
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1968 Armando Testa annuncio pubblicitario per la birra Peroni
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1968 Armando Testa annuncio pubblicitario per azienda dolciaria Baratti
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1969 Armando Testa copertina per il n.6 della rivista Graphicus |
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1969 Armando Testa annuncio pubblicitario per il caffè Lavazza |
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1969 Armando Testa copertina per ril n.4 della rivista Linea Grafica |
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1969 Armando Testa marchio per Plast |
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1970 Armando Testa annuncio pubblicitario la birra Nastro Azzurro della Peroni
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1970 Armando Testa manifesto per il digestivo Antonetto
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1970 Armando Testa annuncio publicitrario per lazienda di carne in scatola Simmental |
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1970 Armando Testa annuncio pubbliciario per l'azienda Golia |
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1970 Armando Testa annuncio pubbliciario della 4°dincopertina per la rivista Linea Grafica per il carattere tipografico Linea per la Fonderia Tipografica Cooperativa |
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1970 Armando Testa copertina per il settimanale Il Milanese edito da Mondadori |
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1972 Armando Testa manifesto per Cinzano Soda |
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Armando Testa seleziona sull' immagine per vedere lo spot del 1966 di Caballero e Carmencita per Carosello
per vedere altri spot di Carosello:
Paulista spot 2
paulista spot 3
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Armando Testa seleziona sull' immagine per vedere lo spot del 1963 del digestivo Antonetto per Carosello per vedere altri spot di Carosello :
Antonetto spot 1
Antonetto spot 2
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Armando Testa seleziona sull' immagine per vedere lo spot del 1966 dei Wafer Saiwaper Carosello per vedere altri spot di Carosello :
Saiwa spot 1
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1972 Armando Testa marchio per il Salone della montagna |
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1972 Armando Testa copertina per la rivista Ufficio Moderno |
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1973 Armando Testa manifesto per il film di Marco Vicaro "Paolo il Caldo" |
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1973 Armando Testa copertina per la rivista Ufficio Moderno |
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1974 Armando Testa manifesto per il digestivo Antonetto
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1974 Armando Testa manifesto per il digestivo Antonetto
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1974 Armando Testa manifesto per il regolatore intestinale Euchessina dell',azienda farmaceutica Saninforma
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1974 Armando Testa manifesto per il trofeo Henkel per il "campionato Italiano di sci della pubblicita"
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1974 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic
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1974 Armando Testa manifesto per il vermut Punt e Mes della Carpano |
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1974 Armando Testa manifesto per la rivista settimanale Sorrisi anzoni TV |
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1974 Armando Testa studio grafico "auguri fruttuosi" |
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1974 Armando Testa studio coperiba per i n. 7/8 del rivist Graphicus |
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1976 Armando Testa marchio per la Enclopedia della Stampa |
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1977 Armando Testa annuncio pubblicitario |
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1978 Armando Testa manifesto per la manifestazione di Torino " il dissenso culturale nei paesi dell'est" organizata con La Biennale di Venezia e lil giornale Gazzetta del Popolo |
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1978 Armando Testa manifesto per il vermut Punt e Mes della Carpano |
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1978 Armando Testa colertina per la rivista Humor Graphic
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1979 Armando Testa manifesto per l'aranciata Sanpellegrino |
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1979 Armando Testa manifesto per Amnestry International |
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1980 Armando Testa marchio per Agrati |
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1980 Armando Testa annuncio Pubblicitario per Alitalia |
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1980 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic
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1980 Armando Testa marchio per Urama |
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1980 Armando Testa studio grafico "amanti" |
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1980 Armando Testa studio grafico "colonna di gorgonzola" |
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1980 Armando Testa studio grafico "scala stuzzicante" |
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1980 Armando Testa studio grafico "invito" |
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1980 Armando Testa studio grafico "televisore" |
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1980 Armando Testa studio grafico "tavola con scarpine" |
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1981 Armando Testa manifesto per la fiera internazionale di arte contemporanea "Expo Arte" " 2° asegna Nazionale delle Accademie di Belle Arti tenutasi alla Fiera del Levante di Bari |
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1981 Armando Testa manifesto per "Affissione" il 1° Convegno Nazionale tenutosi Nal Palazo dei Congressi di Saldomaggiore Terme |
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1982 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic
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1982 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic
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1982 Armando Testa studio grafico "tavola con angioletto" |
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1983 Armando Testa marchio per la banca BNL |
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1983 Armando Testa marchio per la banca assa di Risparmio di Reggio Emilia |
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1983 Armando Testa marchio per il ristorante La Rotorna di Saronno |
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1983 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic
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1983 Armando Testa manifesto per "nel catello di Kafka" esposizione tenutasi prresso la Biblioteca Comunale di Milano
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1983 Armando Testa studio grafico "poltrona" |
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1984 Armando Testa marchio per l' esposizione l"la pubblicità nella Civiltà urbana" per la Fiera di Milano |
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1984 Armando Testa manifesto per l' esposizione l"la pubblicità nella Civiltà urbana" per la Fiera di Milano |
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1984 Armando Testa manifesto peril convegno inernazionale "Uomo colore ambiente" organizzato dal CISPAT e dal Cewnro Italiano Sciluppo Psicoterapia Autognes Tranfert e tenutasi al Grand Hotel Asstoria di Reggio EMilia |
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1984 Armando Testa anuncio pubblicitario per i vari prodotti della Martini |
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1984 Armando Testa colertina per la rivista Humor Graphic
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1986 Armando Testa marchio per il museo del Castello di Rivoli |
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1986 Armando Testa anuncio pubblicitario per il Centro Antvelenii |
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1986 Armando Testa studio grafico "elefante" |
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1987 Armando Testa anuncio pubblicitario per i 5o° anni dell azienda Pirovano |
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1987 Armando Testa studio grafico "spadaccini" |
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1988 Armando Testa marchio per il SaLalone del Libro Torino
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1989 Armando Testa manifesto per lo spettacolo teatrale "Giovannna d'Arco" per il Progeto Otto Nove Novedue Tetralogia della Sanità per il Teatro di Porta Romana di Milano
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1989 Armando Testa marchio per Bugatti |
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1989 Armando Testa marchio per il fiume PO
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1990 Armando Testa copertina per la rivista Arte New
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1990 Armando Testa manifesto per l'esposizione " Il mondo delle torri da Babillonia a Manhattan" alla Sala Delle Cariatiti al Palazzo Reale di Milano
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1990 Armando Testa manifesto per l'esposizione " Il mondo delle torri da Babillonia a Manhattan" alla Sala Delle Cariatiti al Palazzo Reale di Milano
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1990 Armando Testa marchio per il Museo dell'Automobile arlo Biscareti di Ruffia
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1990 Armando Testa marchio per Torino |
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa annuncio pubblicitario per ENI
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1990 Armando Testa manifesto per l'esposizione Bianconero Granata colori e emozioni" a Torino
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1991 Armando Testa copertina per la rivista IG Italia Grafica |
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1991 Armando Testa manifesto per il Telefono Viola linea d'ascolto contro gli abusi della psichiatria, linea d'ascolto per liberarsi dalla morsa psichiatrica
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1991 Armando Testa marchio per Nerolourogia |
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1991 Armando Testa copertina per la rivista Humor Graphic |
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1991 Armando Testa illustrazione
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