LA STAMPA TIPOGRAFICA E LA SUA STORIA

indice
cosa è la stampa tipografica
Johan Gutenberg
la stampa a caratteri mobili
la diffusione della stampa
L'organizzazione del lavoro
Panfilo Castaldi
Antonio Zarotto
Filippo Cavagna
Aldo Manunzio
Luca Pacioli
Giovan Battista Palatino
Nicolas Jenson
Christofle Pantin
Gli Elzevir
Robert Granjon
Gli Estienne
I Didot
l'Encyclopedie
John Baskerville
Giovan Battista Bodoni
Fiederik Koening
Ottmarn Mergentheler
Tolbert Lanson
Satnley Morison
Aldo Novarese
La cartiera industriale
Le macchine da stampa dell' '800
Il processo tipografico
Alcune macchine da stampa

Che cos'e' la stampa tipografica?torna su
Il termine tipografia deriva dal greco "týpos" impronta e "gráphein"scrivere.

La tipografia è la tecnologia per produrre testi stampati usando matrici rilievografiche composte di caratteri mobili o di lastre inchiostrate, i clichè.

La tipografia è il procedimento di stampa che ha dato origine alla industria grafica.

Si è affermato verso la metà del XV secolo in seguito alle invenzioni del torchio di stampa e dei caratteri mobili di metallo da parte di Giovanni Gutenberg.

carattere tipofrafico
Gli elementi costitutivi di un carattere tipografico

la storia della stampa tipografica
L'invenzione della stampa a caratteri mobili è attribuita al tedesco Johann Gutenberg,
Anche se è probabile che già i cinesi utilizzassero in precedenza tecniche simili e che, contemporaneamente a Gutenberg, anche stampatori tedeschi, boemi, italiani (Panfilo Castaldi) e olandesi stessero lavorando nella stessa direzione


Johann Gutenbergtorna su
Gutenber (Johann Gensfleisch), nasce a Magonza attorno al 1390, il padre era orafo e anche il giovane Johann era orafo.

 



johan Gutenberg in una stampa del 1580 di andre Thevet.


johan Gutenberg si trasferì a Strasburgo nel 1434 sperimenta nel 1440 le modalità di uno "scritto artificiale.

Nel 1435 Gutemberg è a Strasburgo dove, nel 1437 in società con dei finanziatori: Dritzehen, Riffe ed Heilman lavora, alla messa appunto del' uso dei caratteri mobili.
Gutenberg con i i suoi soci fonda la " Società per la stampa artificiale dei libri".

nel 1450 il sistrema è perfezionato al punto da permettere il suo sfruttamento commerciale.



johan Gutenberg


Le inovazioni di Gutenberg
L'deazione del procedimento di stampa di Gutemberg fu reso posibile da tre innovazioni tecnologiche:

I caratteri mobili

Per poter produrre il gran numero di singoli pezzi dei caratteri (tipi) che erano necessari per la composizione di un libro.
Gutenberg introdusse il principio della produzione di duplicati per colata.
Le singole lettere venivano scolpite in rilievo e quindi pressate su blocchetti di ottone in modo da ottenere delle matrici dalle quali si potevano preparare duplicati mediante colata di un metallo fuso.
Questi venivano poi combinati in modo da formare una superficie stampante piana.

l' inchiostro da stampa
La seconda conquista di Gutenberg fu lo sviluppo di un inchiostro in grado di aderire ai suoi caratteri in metallo e che doveva pertanto essere di composizione chimica completamente differente da quella degli inchiostri per blocchi di legno già esistenti.

Il torchio da stampa
Gutenberg trasformò anche una pressa da vino in un torchio in grado di stampare pagine di caratteri. .
Fust avanzò i suoi diritti ipotecari nel 1455 e ottenne di poter rilevare i caratteri e i torchi, iniziando egli stesso l'attività di stampatore insieme con l'apprendista e genero Peter Schöffer.

 



il torchio tipografico



ricostruzione del torchio tipgrafico di Gutemberg



Il ritorno a magonza
A Magonza, Gutenberg, mentre metteva a punto il suo modello commerciale di torchio, tra il 1450 e il 1452, prese a prestito una somma di denaro dal banchiere Johann Fust, finanziatore e avvocato di Magonza,per poter iniziare la produzione dei caratteri e delle presse, ma non fu in grado di ripagare il debito al tempo dovuto.

Gutemberg con l'aiuto di suo genero e apprendista Peter Schöffer, stampa tra il 1448 e il 1454 a Magonza il primo libro con questa tecnica.

La Bibbia a 42 linee
Fu il primo volume a essere stampato con l’impiego di caratteri mobili

Si tratta della celebre Bibbia a 42 linee detta "Mazzarina"perché la prima copia fu scoperta nella biblioteca del cardinale e statista francese Giulio Mazzarino (Pescina, L’Aquila 1602 - Vincennes, Parigi 1661).

Questa Bibbia è detta a 42 linee per il numero delle linee di testo che compongono ogni pagina, la Bibbia a 42 linnee, viene messa in vendita a Francoforte sul Meno nel 1455.


In realtà questo che è considerato il primo libro stampato e nei pochi esemplari superstiti è la il più prezioso del mondo, la Bibbia di Gutemberg, in realtà conteneva 40 righe nelle prime 9 pagine, 41 nella decima e 42 in tutte le altre.
La scelta di utilizare caratteri più piccoli dei precedenti (42 righe al posto dele 40 delle pagine iniziali) fu presa per risparmiare sul numero totale di pagine, aumentando le righe e rispettando lo schema di impaginato già realizzato, il totale delle pagine della Bibbia aveva un totale di 1465 pagine.


Delle quarantotto copie tuttora esistenti, quella di migliore fattura fu acquistata dalla Library of Congress di Washington nel 1930.
Esistono solo altre due copie di qualità equivalente, una conservata alla Bibliothèque Nationale di Parigi e l’altra alla British Library di Londra.



La Bibbia di Gutenberg a 42 linee stampata a Magonza nel 1445



La Bibbia di Gutenberg a 42 linee


Furst e Shoffer
Ma proprio in quell'anno 1445, come risulta da un protocollo notarile del 6 novembre 1455, il finanziatore Johann Fust fa valere su Gutemberg il proprio diritto di creditore, confiscandogli i torchi e quasi tutto il materiale tecnico, che cede poi ad un suo dipendente, Peter Shoffer.
Questi porta a termine la Bibbia di Gutenberg nel 1455. e nel 1457 pubblicò il Salterio di Magonza.
Shoffer, dopo la morte di Fust, proseguì nella attività di stampatore fino ai primi del 1500.

Shoffer nel 1457 stampò il "Psalterium Magontinum", primo libro nella storia della stampa che riporta l'indicazione della data.



marchio di Johann Furst e Peter Shoffer


Gutenberg e Huney

In Seguito, Gutemberg si associa a Konrad Humey, sindaco di Magonza e pubblica, non firmata, nel 1458 la Bibbia a 36 linee e altri libri di soggetto religioso.

Konrad Humey aveva dovuto sostenere rilevanti spese per l'acquisto delle risme di carta, dei fogli di pergamena, la ricostruzione dei torchi da stampa, ecc.
Questo investimento impedì ad Humey di sostenere economicamente e con larghezza di mezzi Gutenberg.

 



La tipogtafia in una stampa del 1568



Prototipografo
Nel 1462 avviene il sacco di Magonza da parte di Adolfo II du Nassau, questa guerra costringe Gutemberg a lasciare la città.

Gutemberg ritornerà a Magonza nel 1465, invitato dallo stesso Adolfo II che lo nomina prototipografo suo uomo di corte, accordandogli benefici ed esentandolo dalle imposte.

Ormai cieco, il 3 febbraio 1468 Gutemberg muore, lasciando, il suo prezioso materiale al suo finanziatore Konrad Humey.
Nel 1472, dopo la morte di Humey, la tipografia passò ai "Frates Vitae Comunis" una associazione religiosa fondata nel 1370 da Gerardo Groote a Deventer (Paesi Bassi) con lo scopo di diffondere le sacre scritture.

torchio tipografico

Torchio da stampa,


La stampa a caratteri mobilitorna su
La tecnica perfezionata da Gutenberg consiste nell'allineare i tipi (piccoli prismi metallici di sezione variabile, su ciascuno dei quali compare in rilievo a rovescio un carattere) assemblandoli in linee, e unire queste creando le pagine complete di testo.

Ogni matrice relativa ad una pagina viene quindi inchiostrata e successivamente stampata con un torchio pressore.

Inizialmente i tipi vengono tenuti solidali da fasce; per questo (dal latino in cuna, cioè in culla, in fasce) si qualificano i libri stampati dall'invenzione fino alla fine del 1400 con il termine incunaboli (che significa innocenti).



una pagina composta con i caratteri mobili

 

 



matrice con caratteri mobili e stampa di Cristophe Plantin

 


Il grande vantaggio della stampa a caratteri mobili è la possibilità di scomposizione e riutilizzazione degli stessi caratteri per altre composizioni e di stampare un gran numero di copie identiche in brevissimo tempo rispetto ai libri manoscritti.

Il procedimento di produzione dei caratteri mobili
Il procedimento di produzione dei primi caratteri mobili e sommariamene:

1) fabbricazione, per ogni lettera, di un punzone di metallo molto duro che reca all'estremità la lettera incisa in rilievo.

2) incisione di una matrice (punzonatura) della lettera in incavo.

3) inserimento della matrice in una staffa in cui si possono fondere le quantità desiderate di carateri tipografici, impiegando nella fusione una lega di piombo, stagno e antimonio.



Le fasi per la produzione di un caratere tipografico:
1) punzone,
2) 3) punzonatura,
4) matrice ottenuta dalla punzonatura,
5) fusione del cartere mediante l' introduzione di metallo fuso nella staffa contenente la matrice

fusione  dei caratteri da stampa

1568 fonditore di metalli, è chiaramente visibile il gesto dell' operatore che introduce il metallo fuso nella stafffa dove è contenuta la matrice del carattere

 



punzoni, staffa per la fusione dei caratteri e caratteri tipografici fudi e non rifiniti, laboratorio di Cristophe Plantin ad Anversa

 

La diffusione della stampa tipograficatorna su
Grazie alla mobilità dei collaboratori di Gutenberg e Schöffer, nell'arco di circa un decennio la nuova tecnica si diffonde nelle varie città europee.
In particolare, in Italia si registra nel 1464 la presenza di Arnold Pannartz e Konrad Sweynheim presso il monastero di Subiaco e, successivamente, a Roma.

la diffusione della stampa in Europa nel 1400:
1447 a Magonza
1459 a Strasburgo
1464 a Subiaco
1467 a Roma
1468 ad Augusta e a Basilea
1469 a Venezia
1470 a Parigi e a Norimberga
1471 a Milano e a Utrecht
1473 a Lione, a Cracovia, a Budapest, a Valencia, a Lisbona
1476 a Londra
1478 a Barcellona e in Polonia
1481 ad Albi
1482 a Vienna, a Odense in Danimarca
1483 in Svezia
1531 in Islanda





La diffusione nei centri di cultura nel XV secolo in Europa

 

In Germania le maggiori concentrazioni editoriali si svilupparono lungo il duplice asse costituito dalle valli del Reno e del Danubio.
Colonia, Strasburgo, Augusta, Basilea, e Noriberga.
Questi centri costituirono il fucro tra la metà del 1400 ei primi decenni del 1500.
Da Lubecca, cuore del centro mercantile della Hansa, gli artigiani germanici partirono per installarsi ta il 1480 ed il 1500 in Danimarca, Fnlandia e Russia.

In Italia il centro di gravitazione editoriale fu Venezia.
a Venzia furono stampati fra il 1490 ed il 1500 1.500 volumi.
Nello stesso periodo:
a Roma 500 volumia
a Milano 250 Volumi
Firenze 150 volumi.

 

tibografia 1499

1499 M.Husz,Lyon "Grand danse macabre des hommes et des femmes".
La prima raffigurazione di un laboratorio tipografico che sia pervenuta, xilografia

 

A Norimberga il tipografo ed editore Anton Koberger dal 1470 al 1503 aveva ben 100 operai.

 



1488 Anton Koberger pagina in foglio della "Leggenda aurea"

 

La stampa e l'organizzazione del lavorotorna su



antica stamperia

Nel secolo XV ormai la produzione di libri ed altrei stampati è ormai diffusa e organizzata, investendo diverse botteghe specializate nei vari aspetti produttivi.

i principali mestieri erano:
1 - la bottega del tipografo
2 - la bottega dell' incisore di caratteri
3 - la bottega del fonditore di caratteri mobili
4 - La bottega del rilegatore
5 - il librario sia fisso,bottega, sia mobile, ambulante
6 - l' officina del cartaio


la bottega del tipografo
la bottega del tipografo era il centro di una rete di mestieri e botteghe che ruotavano attorno ad essa.
Il centro della tipografia erano i torchi da stampa, che a seconda dell' importanza della bottega potevano essere diversi.
I principali erano:


il mastro tipografo
Il mastro tipografo era il padrone della bottega, da lui dipendevano tutti gli artigiani ed apprendisti della bottega, in genere il mastro tipografo era "borghese" ed era membro della corporazione di cui facevano parte tutti i tipografi.
I)n genere si occupave oltre della gestione della bottega anche della comissione delle lavorazioni specialistiche alle altre botteghe (fonditore, rilegatore ecc.), dei rapporti coi colaboratori esterni ( correttore di bozze) e sopprattutto intratteneva rapporti con la committenza (università, chiesa e/o protestanti, intellettuali, viaggiatori, librai ecc.)

Alle sue dipendenze vi erano altre figure professionali che caratterizzavano la stamperia:

Gli Artigiani
La bottega del tipografo, secondo la sua importanza, era in genere composta da un numero variabile di artigiani,conoscevano il mestier, ed verano pagati dal mastro.
Avevano mansioni varie:


il compositore o Proto
Componeva i testi con i caratteri mobili, prendfendoli dal compositoio, allineandolim in righe e allineadole all' interno della forma di stampa, il tutto sotto la sovrintendenza del mastro.

l' Incisore
incideva a bulino le lastre con le immagini, spesso era un artista, le lastre erano incise in incavo e venivano poi inserite nelle forme da stampa delle varie immagini

l'inchiostratore
ceava componendoli con vari elementi chinici gli inchiostri da stampa

il torcoliere
lavorava con il torchio da stampa, operando sulla vite senza fine e ne termonava la giusta presione sul foglio con la forma di stampa.

L'apprendista
pagava i mastro per la sua formazione cioè per diventare un atrigano, non veniva retribuito, inparava il mestiere.


Attorno alla bottega tipografica

il corretore di bozze
Lavorava nela tipografia con l'icarico di corregere la bozza di stampa, in genere svogeva professioni intelletual" spa leggere e conosceva anche il latino, non faceva parte della tipografia ed era inacricato dal mastro.

l' incisore di caratteri
Spesso aveva una sua bottega, di fondamentle importanza, spesso disegnava novi tipi di caratteri, incideva il carattere, spesso su basi di bronzo, in seguito realizzava il punzone, in acciaio, una matrice del carattere originale in positivo.
Famosi furono:
Francesco Griffo, che disegnò il carattere corsivo per Aldo Manunzio.
Robert Granjon che disegnò il carattere romano per Christophe Plantin
Claude Garamond che disegnò il carattere romano, che prese il suo nome, per gli Estienne
John Baskerville che disegnò il carattere per se stesso (era editore e tipografo).


Il Fonditore
Aveva una sua bottega con artigiani ed apprenditi, ricevuti i tipi dall'incisore, realizzava fonfendoli più copie di carateri mobili che venivano utilizzati dal tipografo.
La lavorazione consisteva nella:
punzonatura la battitura in una stafa del punzone su di una base metallica,in modo da ottenere il negativo del carattere.
fonditura, relizzazione di una lega di piombo ede antimonio, in un crogiulo scaldato in modo da essere incandescente, la sua fusione sulla marice punzonata in negativo in modo da otenere il carattere mobile del carattere.
rifinitura, eliminazione di bave e lucidatura.


il rilegatore

i librai
Presto accanto alle officine degli stampatori, dove era comunque possibile acquistare libri, freschi di stampa, si aprono le prime librerie e appare un nuovo mestiere, quello del libraio ambulante, che va di mercato in mercato, di fiera in fiera, recando la sua cassa di libri.

E' l' inizio di una profonda e quanto mai ampia diffusione del sapere.
Tra le fiere più importanti in Europa si affermano quelle di Francoforte, che si tiene ancora oggi, di Lipsia e di Lione.
In tutto il XVI secolo vennero editati: 75.000 titoli in Francia, 100.000 in Germania, Quasi 100.000 in Italia.

I libri vengono venduti quasi sempre senza rilegatura, perché ciò alleggerisce il trasporto e quando vengono spediti sono messi in botti ben achiutte.
Sta all' acquirente recarsi da un rilegatore, spesso richiedendo sulla legatura gli emblemi della propria persona o del proprio casato.



Le tipografie, l'evoluzione del mestiere

Così il mestiere di stampare si specializza e da vita ad attività parallele e correlate: il libraio, stabile o ambulante, lo spedizioniere, il rilegatore, mentre si struttura la cariera dello stampatore.

Da una fase di apprendistato, in cui il giovane riceve vitto, alloggio e indumenti ma senza retibuzione, il giovane di bottega diviene lavorante e quindi si adopera accanto ai maestri, percependo un compenso.

Viene poi promosso torcoliere (manovratore del torchio) oppure compositore se non proto ( dal greco protos: primo) , cioè contromaestro, in altre parole capo dell' officina e dei lavoranti.

Anche le fasi di stampa si specializzano.
di ogni pagina si fa una prova della bozza, che viene controllata dal corettore, che vi segna gli errori di composizione.
Sostituiti i caratteri errati, il correttore da l' assenso alla stampa.
Asciugati i fogli, dopo la stampa, questi vengono tagliati e rilegati, e i libri così ottenuti inviati al libraio.





marchio tipografico di Josa Bade tipografo francese attivo a Lione tra il XV e XVI sec.

 

I grandi stampatori

 



1461 Albrecht Pfister Bibbia a 36 linee stampata a Bamberga, collezione di Christofe Plantin

 

Panfilo Castalditorna su
Nacque a Feltre in provincia di Bellun, in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà feltrina, il 22 settembre 1430 e morì a Venezia nel 1487, era medico a Padova, letterato, e "maestro da libri dal stampo", ovvero uno dei primi tipografi.
Nel 1449 Castaldi è già studente in arti a Padova dove il 24 luglio 1451 consegue il dottorato.
Prosegue poi, sempre a Padova, gli studi in medicina.
Comincia la sua attività professionale come medico nel 1461 a Capodistria.
È probabile che la sua situazione professionale nella città non lo soddisfi perché ritorna nella città di Feltre tre anni dopo e si trasferisce in seguito a Venezia nel 1469.
In quell’an a Venezia viene introdotta la stampa a caratteri mobili con la pubblicazione, ad opera del tedesco Giovanni da Spira delle "Epistolae familiares" di Cicerone.
Mentre frequenta l’università si sposa una donna veneziana, nipote di Marco Polo, la quale porta in dote, tra le altre cose, anche alcuni caratteri mobili di origine cinese ce Marco Polo li avrebbe portati con sé alla fine dei suoi viaggi .

Alcuni storici riportano che: Panfilo Castaldi avesse cominciato con dei caratteri in vetro, prodotti ovviamente a Murano, per poi passare a blocchetti di legno che avrebbe utilizzato con un torchio da stampa nel 1426, 22 anni prima -quindi- dell'inizio dei lavori di Gutemberg con caratteri metallici.

Panfilo Castaldi sarebbe stato il primo inventore dei caratteri mobili per la stampa e avrebbe insegnato tale procedimento a Fausto Conesburgo, suo ospite a Feltre, che portò il procedimento nella sua città a Magonza.



Panfilo Castaldi

Panfilo Castaldi


Secondo tradizione, in realtà senza alcun fondamento, alcuni storici lo accreditano come il "vero" inventore dei caratteri mobili per la stampa.
L'invenzione della tipografia, attribuita a Johann Gutenberg, in effetti, era all'epoca oggetto di studi anche in altre aree geografiche dell'Europa come l'Olanda e la Boemia.

Panfilo Castaldi si inserisce in questa corrente di innovazione e ricerca in quanto cittadino della Serenissima Repubblica di Venezia, all'epoca nel pieno del suo splendore e centro europeo di traffici commerciali e di conoscenze.

Si trasferì a Venezia nel 1469.
Panfilo Castaldi intuisce le possibilità economiche dell’invenzione.
Si trasferisce poi a Milano nel 1471.
Nel 1471 ottenne dagli Sforza un privilegio quale unico stampatore del ducato di Milano.
Verso la fine del 1471 Anttonio Zarotto, milanese, fu assunto nella stamperia di Panfilo Castaldi, diventando suo proto (compositore).

 



quadro del 1800 raffigurante Panfilo Castaldi che riceve il privilegio quale unico stampatore del ducato di Milano da Francesco Sforza.



Dalla stamperia uscirono solo tre libri: "De verborum signicatione" un testo di Pompeo Festo, la "Cosmographia" di Pomponio Mela, le "Epistolae ad familiares"di Cicerone, fatta nel 1471, di cui è nota la tiratura di 300 copie.

Sembra però che alcune edizioni milanesi anonime si debbano a lui.
Nel 1472 il duca di Milano gli concesse di tornare a Venezia e non si hanno notizie di altre sue attività tipografiche.
Non è però molto fortunato perché gli vengono rubati i caratteri tipografici e anche usurpato il nome in una pubblicazione.
Decide così di tornare a Venezia nel 1474 per esercitare nuovamente la professione di medico.

Antonio Zarotto.torna su
Antonio Zarotto  naque a Parma nel 1450 e morì a Milano il 14 luglio 1510
Antonio Zarotto nacque nel quartiere di porta Santa Croce, nell'Oltretorrente, da famiglia benestante, che annoverava tre notai fra i suoi membri.
Si ritiene che prima di trasferirsi a Milano nel 1470 si sia esercitato in lavori di tipografia in botteghe locali.

Verso la fine del 1471 fu assunto nella stamperia di Panfilo Castaldi, diventando suo proto.
I suoi primi lavori a Milano Con Panfilo Castaldi furono la stampa nel 1471 del “De significatione verborum”di Pompeo Festo e  della “Cosmographia” di Pomponio Mela.

Il 20 agosto 1472 strinse società col sacerdote Gabriele Orsoni, col maestro di retorica Cola Montano, col professore di eloquenza Gabriele Paveri Fontana e con Pier Antonio Castiglioni.
Nell'atto costitutivo è indicato lo scopo della società: stampare libri «in iure civili et in medicina et in iure canonico». Il 4 giugno i firmatari accettarono nella società Nicola Castiglione, fratello di Pier Antonio.

 



marca tipografica di Antonio Zarotto



Antonio Zarotto fu tra i primi in Italia a stampare con caratteri greci e a corredare libri liturgici con note musicali, come nel «Missale Ambrosianum» del 1475, riconosciuto anteriore al «Missale Romanum», edito a Roma nello stesso anno.

Se il merito di aver introdotto la stampa a Milano spetta al Castaldi, furono Filippo Cavagni e Antonio Zarotto a farle superare la fase pionieristica, consentendo a Christoph Valdarfer, Leonhard Pachel e Ulrich Scinzenzeler e nel secolo successivo a Giovanni Angelo Scinzenzeler di far progredire ulteriormente l'arte tipografica a Milano.

Ad Antonio Zarotto sono attribuite non meno di 176 opere
Tra le opere più famose stampate dalla sua officina furono:
Nel 1472 “Opera et catalecta” di Virgilio
Nel 1476 il “Decamerone”.di Boccaccio
Nel 1479 la “Vita di Francesco Sforzadi Cicco Simonetta.
Nel 1484 “L'Acerba”di Cecco d'Ascoli.
Nel 1490 la “Vita del glorioso S. Hieronymo”.
Nel 1494 il  “Canzoniere” del Petrarca.

 



particolare di una stampa di Antonio Zarotto


1485 Antonio Zarotto particolare di una stampa

 

Filippo Cavagni da Lavagna.torna su
Tipografo-libraio milanese Nacque a Lavagna amtà del m 1400 e morto a Milano il 27 dicembre 1505.
Figlio di Giacomo Cavagni nacque a Lavagna borgo del Lodigiano, ricordato a partire dal X secolo ed oggi frazione del comune di Comazzo.
Collaborò in uno studio notarile, in seguito fece il suo apprendistato nell’oreficeria.

Probabilmente in ancor giovane Filippo Cavagni fu coinvolto nell’omicidio di un certo Giovanni Grassi.
Una grida del 15 maggio 1465 lo considera colpevole in complicità con Bartolomeo (Bartolo) Della Fiore.

Costretto all’esilio, egli rimase quattro anni fuori del ducato di Milano; solo l’8 dic. 1469 veniva rogato dal notaio Antonio Zunico l’atto di pacificazione tra la famiglia dell’ucciso e Filippo Cavagni, in seguito al quale egli poteva chiedere il perdono a Galeazzo Maria Sforza.
Il 16 dic. 1469 il duca accoglieva la richiesta e, considerato che “Filippum ipsum aliqualem pro huiusmodi delicto poenitentiam egisse ex diutino exilio, quo a dicione nostra absens stetit”, revocava il bando, lo perdonava e lo reintegrava nei suoi onori e diritti.

 



1488 Ulrich Scinrler stampa per Filippo Cavagni



Il 24 marzo 1479 Filippo Cavagni, con tutta probabilità ancora come tipografo, stampò il suo unico libro illustrato, la "Sommola di pacifica coscienza" di fra’ Pacifico da Novara, in una edizione a cura di Gabriele Brebia.
La ornano tre incisioni in rame che sono le più antiche che si conoscano stampate a Milano.

Nel 1480 “uno suo famiglio chiamato Guglielmo Marchesi”, originario del Monferrato, incaricato da Filippo Cavagni di vender libri nel territorio del marchese di Saluzzo, si ritirò a Carmagnola senza aver dato rendiconto, né, presumibilmente, denaro al tipografo, il quale si trovò costretto ad indirizzare una supplica al duca di Milano perché volesse chiedere per lui al marchese di Saluzzo di rendergli giustizia. Il duca di Milano intervenne con una lettera del 4 ott. 1480, ma si ignora come la faccenda si sia conclusa.

Del 1490 è l’ultima opera pubblicata da Filippo Cavagni, i due tomi dei "Consilia" di Andrea Barbazza curati da Giovanni Battista Bossi, per i quali ottenne il privilegio ducale di stampa il 21 luglio.

Dalle poche notizie che ci restano non pare che la situazione economica di Filippo Cavagni, in questo periodo fosse brillante.
Dello stesso 1490 (15 marzo e 26 maggio) sono sue dichiarazioni di debito, rogate dal notaio Simone da Sovico, verso certo Sigismondo da Vimercate, dalle quali si può anche concludere che egli esercitasse, almeno in questo lasso di tempo, il commercio della seta.

Più importante è il contratto del 1º luglio 1490 col libraio ed editore Pier Antonio Castiglione, per il quale, in sostanza, egli diveniva dipendente di questo nella sua attività editoriale, con un salario di quattro ducati al mese.
Filippo Cavagni s’impegnava, infatti, a vendere i libri di proprietà del libraio ai prezzi minutamente fissati nel primo paragrafo del contratto, non solo a Milano, ma “andando a Lione, a Venecia et dove sarà necessario per vendere, et baratare”.
Il ricavato doveva essere consegnato a Pier Antonio Castiglione: nella sua qualità di “capsere”, Filippo Cavagni non poteva né trattenerli né in alcun modo disporne senza autorizzazione.
Non godeva cioè neppure della posizione di impiegato di fiducia.
Con lo scadere dei quattro mesi dalla conclusione del contratto, Filippo Cavagni avrebbe perduto il diritto di vendere o stampare libri propri, con la sola eccezione dei "Consilia" del Barbazza; l’inadempienza di questa clausola avrebbe comportato ipso facto la rescissione del contratto.

Dopo il 1490 Filippo Cavagni rientrò nell’ombra.
Figura ancora vivo, e residente nel quartiere di Porta Orientale, parrocchia di S. Stefano in Nosiggia, in un atto del 4 ott. 1499 riguardante rapporti patrimoniali intrafamiliari, non attività commerciale.
Non si sa né quando né dove ILippo Cavagni morì: probabilmente non a Milano, visto che il necrologio milanese, che pure ricorda la scomparsa di altri tipografi coevi, non ne fa menzione.



torchio tipografico del XV sec


una pressa tipografica in una illustrazione del XV secolo

Nicolas Jensontorna su
Nicholas Jenson nacque a Sommevoire, in Francia, intorno al 1420 e morì a Venezia verso il 1480.


Nicolas Janson


Nel 1458, quando aveva 38 anni, Jenson ha lavorato come incisore presso la zecca di Tours in Francia.

Carlo VII,non appena si ebbe la notizia del invenzione della stampa, lo mandò a Magonza per studiare la nuova arte.

Per tre anni imparò l’arte di fondere caratteri mobili. si ipotizza che Jenson abbia imparato l’arte sotto la supervisione dello stesso Gutenberg.
Tuttavia, quando Jenson arrivò a Magonza esistevano già molti stampatori presso i quali avrebbe potuto acquisire esperienza.

Nel 1468, Jenson si trasferì a Venezia, uno dei centri commerciali più attivi in Europa, e apre quella città tipografia.

I Primi stampatori che erano giunti a Venezia furono i fratelli tedesci Johann e Wandelin von Spyr,originari del Paltinato.
Nel 1469 la Repubblica Veneta, concerde ai due fratelli, il prilivegio di stampare in eclusiva per cinue anni nella citta lagunare e nel suo distetto.



1477 due edizioni stampate da Wandelin von Spyr: l a "Commedia" di Dante Alighieri e un testo diJacobi Forlivensis, lo spazio lasciato libero era per essere decorato dall' amanuense


Johan muore nel 1470 ed il fratello continua l'opera iniziata pubblicando, tra gli altri, i primi libri in lingua italiana: il " Canzoniere" del Petrarca e una traduzione della Bibbia.

Janson segue la guida di Johannes von Spyr(fig.2)e allo scadere del privilegio di stampa lo eredita.

janson marchio

Il Marchio tipografico di Nicolas Janson, il primo stampatore in Itala ad utilizzare un proprio contrassegno


Nei dieci anni successivi Janson produce circa centocinquanta edizioni di ottimo livello.

Primo tra i grandi disegnatori di caratteri, utilizzò caratteri romani molto belli, fusi appositamente per lui, tanto che le sue edizioni sono ritenute tra le più belle di tutto il '400.



1475 Nicolas Janson per Laertius ingrandimento del caratere inciso da Janson


Tra le sue edizioni più famose ricordiamo un Cicerone, il "Decor Puellarum" del 1471, Plinio.
Complessivamente le sue edizioni furono 98, tutte in romanico o gotico, e tutte splendide.





1471 Nicolas Janson Caesar Julius



1479 Nicolas Janson la Sacra Bibbia



1476 Nicolas Janson "Bucoliche" di Virgilio

Jenson morì a Venezia nel 1480.
Dopo la morte di Jenson, nel 1480, i suoi caratteri furono utilizzati dalle Edizioni Aldine dello stampatore Aldo Manunzio.

Aldo Manunziotorna su
Detto "Il Vecchio" per distinguerlo dal nipote, anche lui stampatore.
In Italia la nuova tecnica di stampa si diffonde rapidamente e, in particolare, a Venezia i primi stampatori compaiono nel 1469 e portano la città a diventare il più importante centro europeo del libro a stampa; qui nella prima metà del Secolo XVI vengono prodotti quasi la metà dei libri stampati in Italia.

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Aldo Manunzio

 

Ado Manunzio nacque a Bassiano (Velletri), nel 1449, e morì a Venezia ne l1515.
Divenne editore a quarantanni, attorno al 1489,
Dopo avere studiato il latino a Roma, studiò il greco a Ferrara, sotto la guida di Giovanni Battista Guarino, fu poi alla corte di Carpi, come precettore dei nipoti di Pico della Mirandola.

Nel 1490 si stabilisce a Venezia e frequenta la tipografia di Andrea Toresani, già di Nicolas Jenson (ex incisore della zecca di Tours,stampatore esclusivo, su concessione per la Repubblica Veneta), Manunzio sposò la figlia di Andrea Toresani e al quale si associò.





Aldo Manunzio in nero con Alberto II Pio principe di Carpi in un dipinto di Bernardino Loschi



Aldo Manunzio paritcolare in un dipinto di Bernardino Loschi


Aldo Manunzio trasformò per primo lo stampatore in editore trasformando il mestiere che era stato prima e che era nato solo alcuni decenni prima da Gutemberg.

Se Gutenberg ha “inventato” la stampa, è Aldo Manuzio che l’ha fatta diventare un’arte, e un’attività, davvero moderna.
Ideò il libro "tascabile" con il formato in ottavo che chiama" libelli portatiles in fornam enchidii".
Nei ibri antichi il formato "ottavo" si otteneva piegando tre volte un foglio intero. Una prima piegatura si effettuava lungo il lato minore, una seconda lungo il lato maggiore e infine una terza di nuovo lungo il lato minore.
Il formato fu utilizzato nella stampa autori classici e diffondere copie in grande quantità

Una altra novità nella edizione e nella stampa dei suoi libri fu l'utilizzo per la prima volta della punteggiatura, l’uso del punto e virgola, dell’apostrofo e dell’accento grave, abolendo le abbreviazioni medievali.

Le edizioni Di Manunzio sono caratterizzate dall’adozione di quel carattere corsivo ( disegnato e inciso da Francesco Griffo) che, ancor oggi, gli inglesi chiamano semplicemente Italic type.

Aldo Manuzio a Venezia aveva aperto la sua celebre tipografia nel sestier S.Polo, presso il campo Sant'Agostin, nela sua stamperia vi circolava una trentina di personaggi, fra lavoranti, servitù, famigliari e ospiti.
Questa tipografia fu frequentata dai più illustri letterati e umanisti del tempo, come Erasmo da Rotterdam,cde nel 1508 stava seduto in un angolo della stamperia e scriveva, ricorrendo solo alla sua memoria gli  "Adagia," pubblicata poi nelle edizioni aldine.

 



Erasmo da Rotterdam, la sua mano destra e posata sul suo libro "agdia" edito da Aldo Manunzio


Erasno da Rotterdam passava ogni foglio scrito al Proto perchè li componesse, mentre in un altro angolo Aldo Manunzio leggeva e rileggeva le bozze che erano già state lette da altri e se qualcuno glielo faceva osservare rispondeva" sto studiando".
Infatti secondo anche quanto da lui scritto a proposito della publicazione di testi e al lavoro necessario per stamparli:
"... e tralascio quelli che arrivano per recitare una poesia o qualche testo in prosa, generalmente grezzi e scorretti, perche sono insofferenti della fatiche del tempo che il lavoro di lima richiede, ma desiderano essere pubblicati con il nostro marchio. E non si rendono conto che è spregevole ogni composizione che non abbia subito lunghi giorni di cancellature / e una volta finita non sia dieci volte levigata sino all'ultima minuzia".

 




Le edizioni Aldine
Aldo Manunzio le cui edizioni ancora oggi si chiamano Aldine fu uno dei più famosi stampatori dell' età umanistica.
Professore, studioso di latino e greco, si dedicò alla pubblicazione di opere classiche, la sua tipografia veneziana tra il 1494 e il 1515 editerà ben 150 titoli.



1502 celebre marca della tipofrafia di Aldo Manunzio che comparve per la prima volta in una edizione di Dante che aveva un formato "tascabile"

I primi lavori comparvero, senza data, nel 1494. La prima opera datata è del 1495: la "Grammatica greca" di C. Lasciarsi.
Pubblicò Aristotele e Teocrito e molti altri classici greci, finché, nel 1499, comparve il suo lavoro più famoso, la "Aperto Poliphili", nota anche come "Polifilo", scritta dal domenicano Francesco Colonna.

E' uno dei libri più famosi di tutti i tempi, grazie anche alle magnifiche Xilografie.
La superiorità tecnica di Manuzio rispetto agli altri tipografi è qui evidentissima.

Usò per primo lettere di due forme e grandezza diversa, allo scopo di allineare meglio le righe e risolvere il problema della "giustificazione".


È proprio a Venezia che nel 1501 Aldo Manuzio pubblica i suoi "enchiridia" (libri tascabili), volumi in un nuovo formato, l'ottavo piccolo, per dare il via ad una collana di testi latini e volgari. testi stampati senza note e senza commento, realizzati con un nuovo carattere corsivo disegnato nel 1495 dal bolognese Francesco Griffo da Bologna.
Questi libri tascabili furono pubblicasti per gli studenti unversitari, publicazioni che non solo erano maneggevoli, ma costavano meno di molte altre.

Editore di numerosi testi, soprattutto greci e latini (Aristotele, 1498; Lucrezio, 1500; Demostene, 1500; Platone, 1513) ma anche italiani (Dante, Poliziano, le Epistole di Caterina da Siena) e autore di una grammatica greca e di una latina, favorì la diffusione dell'ellenismo.

Il formato piccolo ebbe un successo tale che il Papa ed il senato Veneto gli concessero un privilegio esclusivo per molti anni.
Ma questo privilegio non bastò ad evitare le imitazioni e contraffazioni, soprattutto da parte dei Giunti, dei Soncino e degli stampatori lionesi.

Il figlio terzogenito Paolo (Venezia 1512 - Roma 1574), riaprì nel 1535 la tipografia paterna, la cui attività era stata proseguita da Torresani, ma che ormai era chiusa dal 1529. Chiamato a Roma da papa Pio IV a dirigere la tipografia del Popolo Romano, voluta dal pontefice, vi rimase dal 1561 al 1570. Abbandonata l'attività tipografica, da lui sempre considerata secondaria, visse a Venezia, Milano e Roma dedicandosi allo studio dell'antichità classica, pubblicando traduzioni e commenti di classici greci e latini che gli valsero fama di insigne latinista. Sono rimasti famosi i suoi commenti a Cicerone e soprattutto il De civitate Romana (postumo, 1585).

All'attività tipografica si dedicò anche suo figlio Aldo detto il Giovane (Venezia 1547 - Roma 1597), ingegno precocissimo, che pubblicò nell'adolescenza la sua prima opera (sui problemi di lingua). Insegnò inoltre retorica a Bologna, Pisa e Roma e scrisse fra l'altro Vita di Cosimo I de' Medici (1586), Le attioni di Castruccio Castracani (1590) e 300 lettere volgari(1592). Collaborò con Torresani e con i Giunta in imprese tipografiche ed editoriali, dirigendo dal 1590 alla morte, per incarico di Clemente VIII, la Tipografia Vaticana.





1449 Aldo Manunzio un libro



1502 Aldo Manunzio Divina Commedia



1495 Aldo Manuzio due pagine dall'"Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonnna romanzo allegorico, pubblicato con 172 xilografie, utilizando il corsivo tondo di Francesco Griffo



1495 Aldo Manuzio due pagine dall'"Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonnna



1495 Aldo Manuzio due pagine dall'"Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonnna


1522 Aldo Manunzio Ex Plauti Comoediis



1495 Aristotele, Stampa di Aldo Manunzio

font roman di  A.Manunzio
il carattere romano utilizzato per le stampe di Aldo Manunzio

 

Francesco Griffo
Francesco Griffo nacque a Bologna nel 1518 è fu un tipografo e disegnatore di caratteri, le serie di caratteri da lui disegnate ebbero una vasta e duratura influenza sull'arte tipografica,  e inoltre considerato l'inventore del corsivo tipografico.

Figlio dell'orefice Cesare, iniziò l'attività di incisore a Bologna, forse presso la bottega di Benedetto Faelli, nel 1475 si trasferì a Padova, dove rimase fino al 1480.

Francesco Griffo si trasferì poi a Venezia, centro tipografico ed editoriale di primaria importanza a livello europeo,qui forse lavorò per gli editori di libri illustrati dei fratelli Giovanni e Gregorio De Gregori.

A partire dal 1494 Griffo lavorò per Aldo Manuzio, uno dei più importanti stampatori veneziani: per lui disegnò almeno sei serie di caratteri tondi, contraddistinti da grande eleganza e armonia, che rappresentavano un perfezionamento rispetto a quelli di Nicolas Jenson.

Il carattere tondo, disegnato e inciao da Francesco Griffo, fu utilizzato per il De Aetna di Pietro Bembo (stampato nel 1495) e per la Hypnerotomachia Poliphili (1499), che sono considerati tra gli esempi più significativi dell'arte tipografica rinascimentale.

 



1495 Il carattere tondo disegnato da F.Grifo per Aldo Manunzio



1495 Il carattere tondo corsivo disegnato da F.Grifo per Aldo Manunzio




1495 Il carattere tondoe e corsivo disegnato da F.Grifo per Aldo Manunzio



Per Aldo Manuzio, Griffo disegnò anche (a partire dal 1495) quattro serie di caratteri greci (utilizzati, tra le altre, in edizioni di opere di Aristotele e di Sofocle) e una di caratteri ebraici.

Qualche anno più tardi Griffo disegnò il primo corsivo.
Questa volta non si trattò di un carattere, bensì di uno stile tipografico: Griffo riuscì ad imitare un tipo di scrittura, la scrittura corsiva, usata dalla cancelleria papale e dagli umanisti dell'epoca. Tale calligrafia era contraddistinta da una lieve inclinazione verso destra cghe più tardi caratterizzo lo stile “italico”.
Il nuovo stile comparve (in due sole righe) in un'edizione delle Epistole di Caterina da Siena (settembre 1500) e fu poi utilizzato pienamente in un'edizione delle Bucoliche di Virgilio del 1501, che fu il primo libro al mondo stampato interamente in corsivo.
La sua compattezza permise la riduzione del formato dei libri: Aldo Manuzio riuscì a stampare volumi "in ottavo", cioè in un formato molto ridotto rispetto ai grandi e maestosi volumi "in folio" (cioè un foglio piegato in due, ossia quattro pagine) o a quelli "in quarto" (cioè di otto pagine). Manuzio lo chiamò enchiridion forma, dall'Encheiridion o Manuale di Epitteto, uno dei primi libri stampati nel nuovo formato, maneggevole, leggero e facilmente trasportabile.



1500 Aldo Manunzio particolare di"Le epistole di Santa Caterina" stampato a Venezia, il carattere corsivo di Francesco Griffo compare per la prima volta in due sole righe

 

Nello stesso 1501 Aldo Manuzio, desideroso di assicurarsi i vantaggi commerciali che il nuovo carattere prometteva, ottenne dal governo veneziano il monopolio dell'utilizzo del corsivo, e l'anno successivo anche la sua estensione all'uso di tutti i caratteri disegnati dal Griffo.
Questo  desiderio di Aldo Manunzio forse contribuì al deteriorarsi dei rapporti tra i due, visto che Francesco Griffo non  ne traeva alcun beneficio dai privilegi concessi a Manuzio.

Francesco Griffo lasciò Venezia alla fine del 1502, dopo circa dodici anni di collaborazione con Aldo Manuzio.
Negli anni successivi Francesco Griffo fu al servizio di Gershon Soncino (attivo a Fano tra il 1502 e il 1507), di Ottaviano Petrucci e Bernardino Stagnino (1511-1513), e di Filippo Giunti (1513-1515).

In seguito Francesco Griffo rientrò a Bologna, dove intraprese l'attività di stampatore in proprio, pubblicando nel 1516-17 sei edizioni di classici italiani e latini in volumi di piccolo formato: il Canzoniere e i Trionfi di Petrarca, l'Arcadia di Sannazzaro, gli Asolani del Bembo, il Labirinto d'amore di Boccaccio, le Epistolae familiares di Cicerone e i Dictorum et factorum memorabilium di Valerio Massimo. Per queste pubblicazionii utilizzò un nuovo stile di corsivo, diverso da quelli utilizzati in precedenza.
Negli anni successivi lo stile del tipografo bolognese divenne noto in tutta Europa come "italique", "italic", "italico" (tranne che in Spagna, dove fu chiamato "letra grifa")
.
Griffo morì probabilmente sul patibolo, giustiziato per l'omicidio del genero che egli aveva colpito a morte con una spranga di ferro (o con un punzone incompiuto) durante un alterco insorto dentro l'abitazione bolognese in cui vivevano entrambi. Dopo l'anno 1518 non vi sono più notizie su di lui.

Nessuno dei punzoni e delle matrici prodotti da Griffo è sopravvissuto fino a oggi.
Molti disegnatori nei secoli successivi trassero ispirazione dai caratteri disegnati da Griffo. Tra i tipi di carattere odierni la cui creazione è stata ispirata da Francesco Griffo vi sono: il Poliphilus e il Bembo della Monotype Corporation, il corsivo Cloister Old Style di Morris Fuller Benton, il tondo JY Aetna di Jack Yan, il tondo Aldine 401 della Bitstream Inc. e il Griffo Classico di Franko Luin. E ancora: i tondi di Claude Garamond, il Dante di Giovanni Mardersteig, e il Minion di Robert Slimbach.


Fra Luca Paciolitorna su
Il rinascimento italiano si fa fautore della rivalutazione dei modelli classici, ritrovando il valore delle figure geometriche in tutti i campi dell’arte, dalla stampa alla pittura, dalla scultura all’architettura.
Più di ogni altro protagonista di questa rivoluzione fu Fra Luca Bartolomeo de Pacioli (1445 – 1517) religioso e matematico italiano.



Fra Luca Pacioli in un quadro di Jacopo De Barbari


Entrato nell’Ordine francescano nel 1470, insegnante di matematica e viaggiatore, nel 1497 accettò l’invito di Ludovico il Moro a lavorare a Milano, dove collaborò con Leonardo da Vinci.

dodecaedri

dodecaedro piano solido e dodecaedeo piano incavo, disegnati da Leonardo per il "De divina proportione" di Luca Pacioli


Nel 1509 scrisse una traduzione latina del trattato sulla geometria d’Euclide e pubblicò un testo che aveva già concepito alla corte di Ludovico il Moro, il "De Divina Proporzione", mostrando più d’ogni altro il ritorno alle proporzioni classiche, disegnando un alfabeto che si distaccò dai caratteri derivanti dalla scrittura manuale.

 





















1509 Divina Proportine di Luca Pacioli publicato a Venezia



1523 Summa de Aritmetica Geo di Luca Pacioli



1523 Summa de Aritmetica Geo di Luca Pacioli

Foligno e l'Aquila
Nel 1472 a Foligno (altro importante centro tipografico agli albori della stampa) venne stampato, dal tedesco Johannes Numeister (allievo di Gutenberg) e dal folignate Evangelista Angelini, il primo libro in Lingua italiana: La Divina Commedia.

Nel 1481 Adamo da Rottweil, un altro allievo e collaboratore di Johann Gutenberg, ottenne il permesso di esercitare l'attività di stampatore a L'Aquila.

Giovanni Battista Palatinotorna su
Nato a Rossano Calabro (1490 ca.), l'attività di questo copista e calligrafo si svolse, per quel poco che ci è dato sapere, nella Roma cinquecentesca sopravvissuta allo scempio del Sacco del 1527.

Scrisse nel 1540 un tratato di calligrafia, intitolato "Libro novo di imparare a scrivere tutte sorti di lettere antiche e moderene", ristampato più volte tra gli anni '40 e '60 del secolo e diffuso anche all'estero.
La particolarità del "libro nuovo"come di altre pubblicazioni simili, sempre cinquecentesche (l"Operina" di Ludovico Arrighi o"Lavera arte"di Giovanni Antonio Tagliente, per citarne alcuni) sta nel suo partecipare a entrambe le nature della produzione libraria, quella manoscritta e quella a stampa: loscoppo del trattato infatti è di insegnare a scrivere secondo i principi e le regole dela calligrafia atraverso però un libro stampato.
Non sono però i semianalfabeti i destinatari di queste opere, ma giovani desiderosi di entrare nelle cancellerie e negli uffici ed eruditi che, attraverso lo studio dell'epigrafia romana, compivano analoghi studi sui principi geometrici che regolano la costruzione delle lettere.





1940 Giovan Battista Palatino "Libro novo di imparare a scrivere tutte sorti di lettere antiche e moderene"



1940 Giovan Battista Palatino "Libro novo di imparare a scrivere tutte sorti di lettere antiche e moderene"

 

 

Christofe Plantintorna su
Nato a Saint-Avertin, Tours 1520 ca. - morto ad Anversa nel 1589

 



Christofe Plantin



1615 Christofe Plantin ritratto da Peter Paul Rubens



1615 Jane Riviere moglie di Christofe Plantin ritratto da Peter Paul Rubens


Esordì come legatore a Caen dove fu apprendista presso presso Robert Macé il giovane.
nel 1550 si trasferì ad Anversa, nelle Fiandre come legatore e dove cinque anni più tardi, nel 1555, avviò una stamperia.

La sua stamperia ebbe sede prima in Cammerstraat (fino al 1576), poi in Vrijdagmarkt, mentre la libreria rimase in Cammerstraat.

Accusato di eresia, dovette fuggire a Parigi tra il 1562 e il 1563.
Dopo il rientro nella città fiamminga ricevette dalla corona spagnola i privilegi di stampa, insieme a un finanziamento per la tiratura in 1200 copie degli otto volumi della Bibbia poliglotta stampata in cinque lingue anche in ebraico antico(1569-1573 )commissionata da Filippo II di Spagna.

 





1553 Biblia Sacra di Christophe Plantin

 



1573 freontrespizion della Bibbia Poliglotta "Hebraiiche Chaldaiche Greeace & Latine" edita e stampata da Christophe Plantin

 



la Bibbia Poliglotta edita e stampata da Christophe Plantin



Edizione della Bibbia di Christophe Plantin del 1559, accoglie il testo della cosiddetta “Bibbia di Lovanio”.
La Bibbia di Lovanio curata dal domenicano Johannes Hentenius, rappresenta un tentativo da parte cattolica di offrire una revisione del testo della Vulgata dopo che era stata proibita la diffusione delle nuove edizioni, fra le quali quella dell'Estienne.

L'approntamento del testo fu laborioso, perché comprendeva il confronto di ben trentuno manoscritti latini e di due incunaboli, ma non contemplò un confronto con i testi originali.
Il testo è diviso in capitoli e paragrafi, ma non in versetti, e presenta riferimenti di concordanza a margine; è preceduto da una preziosa prefazione di Niente che spiega i criteri di edizione.

Nonostante il finanziamento del Re spagolo Filippop II la preparazione e la stampa fu talmente costosa che le finanze di Plantin subirono un duro colpo.

 



1556 Cristophe Plantin frontespizio di " Vivae imagines partium corporis humani aereis formis expressae"

Cristophe Plantin stampa di un libro dio botanica



Nel 1570, ormai famoso in tutta Europa, Plantin fu insignito del titolo di “architipografo reale”: la sua officina contava allora più di sessanta operai, disponeva di sedici torchi e offriva un catalogo di 1500 titoli.

L'insegna di Plantin fu dapprima al Liocorno d'oro (fino al 1561), poi al Compasso d'oro:
C
iascun volume riportava il motto latino “Constantia et labore” e il marchio della stamperia (una mano con un compasso).

Il significato di questo marchio è:
Che la laboriosità e la costanza dell'uomo, simboleggiate dal moto di rotazione del compasso e dalla staticità del relativo vertice

Che abbiano bisogno di un aiuto divino perché il cerchio sia perfetto, la mano, che in più diffuse varianti iconografiche fuoriesce da una nuvola

 



Marca tipografica di Christophe Plantin

marchio di C.Plantin

nuova Marca tipografica di Christophe Plantin

 

Nel 1570, ormai famoso in tutta Europa, Plantin fu insignito del titolo di “architipografo reale”: la sua officina contava allora più di sessanta operai, disponeva di sedici torchi e offriva un catalogo di 1500 titoli.
Ciascun volume riportava il motto latino “Constantia et labore” e il marchio della stamperia (una mano con un compasso).

 

 


La sala dei totchi da stampa nella casa di Plantin ad Anversa



La sua sala di vendita dei libri da lui stampati, nella casa di Plantin ad Anversa



La sua libreria nella casa di Plantin ad Anversa




Il suo archivio di Plantin dei libri da lui stampati, nella casa di Plantin ad Anversa



casa di Cristophe Plantin ad Anversa, giardino

 

 

Editore e stampatore christophe Plantin utilizzò per le sue opere diversi tipi di caratteri in parte aquistari e in parte fatti espressamente disegnati e incisi da Robert Granjonn e Guyot

Il grande editore e stampatore Christophe Plantin acquistò e commissionò decine di tipi di carattreri che resero famose le sue pubblicazioni , sono da ricordare l' acquiso dei tipi originali dei carateri Garmond, la colaborazione con il disegntore lincisore.
Dopo la morte di Claude Garmond nel 1561 , i suoi esecutori testamentari, Guillaume Le Bé e André Wechel, acquistarono parte del suo materiale.
La maggior parte delle matrici e dei punzoni furono furono acquistati da Christophe Plantin, e da Jacques Sabon, un fonditore di Francoforte.
L’Imprimerie royale (Stamperia reale, poi Stamperia nazionale) recuperò i caratteri di Garamond posseduti dalla fonderia Le Bé.

Guyot
Guyot, si trasferì ad Anversa nel 1539, fu il primo a introdurre il carattere Garmond, di mestiere era un fonditore, ma dal 1558 fino alla sua morte nel 1570, incise anche punzoni per Plantin per il quale realizzò anche caratteri ebraici per la famosa e monumentale Bibbia Poliglotta monumentale bibbia commissionata da Filippo II di Spagna.

Nel 1583, in seguito al sacco spagnolo di Anversa, Plantin affidò la stamperia ai generi Jan Moretus e Francis van Ravelingen e si trasferì prima a Leida, quindi a Colonia; infine rientrò ad Anversa. Alla sua morte Jan Moretus ereditò la tipografia, che restò di proprietà della famiglia sino al 1866

Gli Elzevirtorna su
Gli Elzevir furono una famiglia di editori, stampatori e librai attivi nei Paesi Bassi dal 1580 al 1712.

Il capostipite della famiglia fu Lodewijk ( nato a Lovanio ca. 1540- morto a Leida 1617).
Lodewijk Elzevir era di  fede protestante ed emigrò dalle Fiandre stabilendosi a in olanda a Leida durante la rivolta olandese (ribellione delle Province Unite contro il dominiospagnolo, che si tramutò in un conflitto durato dal 1568 al 1648 l'indipendenza delle  sette, Province Unite).
Nel 1593 Lodewijk Elzevir intraprese a Leida l’attività editoriale fondata soprattutto sulle edizioni dei classici.

Gli succedettero due dei figli, Matthijs (1565-1640) e Bonaventura (1583-1652) e nel 1622 i nipoti Abraham(1592-1652) e Izaak (1596-1651).

Izaak Elzevir nel 1616 fondò la prima tipografia degli Elzevir, ottenendo il titolo di stampatore dell'Università di Leida.
Abraham adottò caratteri tipografici di gusto e stile italiano prodotti dal punzonista Christoffel Van Dyck, che progettò e realizzò il carattere  tipografico Elzevir.

Abraham sviluppò su larghissima scala commerciale  nel 1629 una collana dedicata ai classici latini in volumi di piccolo formato (in dodicesimo) e a prezzo economico e uguale per tutti i volumi, un'idea del famoso editore e tipografo Aldo Manuzio.
L'iniziativa riscosse un enorme successo per l'estrema cura ed eleganza dei volumi pubblicati. ,
Un'importante iniziativa  di Abraham Elzevir fu anche la collana di testi moderni (tra cui non pochi italiani) che furono prodotti soprattutto dalla filiale di Amsterdam della quale si occupò in particolare un figlio di Bonaventura, Daniel (1626-1680).

La famiglia cessò l'attività con un nipote di Abraham, Abraham il Giovane (1653-1712).

Complessivamente il numero delle edizioni elzeviriane è di oltre 4000 unità, di cui ca. 2737 stampate per l'Università di Leida e fondaro succursali all'Aja, a Copenaghen e ad Arnsterdam
Fra le collane pubblicate, ricordiamo quella intitolata “Piccole Rpubliche”, costituita da trentacinque volumi in piccolo formato e dedicata alla descrizione delle strutture geografiche, economiche e politiche di Paesi europei e d'oltremare.

Grazie a Christophe Plantin e agli Elzevir, il XVII è un secolo fortunato per 'la tipografia olandese, favorita da contatti con tutti i principali uomini di cultura europei.

Non va dimenticata la figura di Gerhard Mercator, che introduce concetti nuovi nella scienza cartografica pubblicando, verso la fine del Cinquecento, una celebre raccolta di carte geografiche che per la prima volta prende il nome di Atlante.

Nel 1638 gli Elzevir sono gli unici a stampare  l’ ultima opera di Galieo I “Discorsi e dimostrazioni matematiche relative a due nuove scienze”una sorta di testamento scientifico che copriva gran parte del suo lavoro nel campo della fisica nel corso degli ultimi trenta anni.
Il libro non era stato pubblicato con una licenza dell’ Inquisizione, infatti, dopo il famoso processo di eresia basato sul libro precedente dello scienziato, l'Inquisizione romana aveva proibito la pubblicazione di qualsiasi opera di Galileo, comprese quelle eventuali avrebbe potuto scrivere nella in futuro.
Dopo il fallimento dei tentativi di pubblicare il lavoro in Francia , Germania o in Polonia , fu unicamente pubblicato a Leida dagli editori e stampatori Elzevir .

 

 



1624 Il marchio tipografico degli Elzevir

 


armilarum maschio degli Elzevir

l'armillarum, il primo marchio degli Elzevir, utilizzato da Lodewijk Elzeviir



1483 Lodewijk Elzevir "La vie de Francois signeur de la Noue dit Bras de fer"

1514 Lodewijk Elzevir "Dictionare Francolatin"

1515 Lodewijk Elzevir "Bilia"



1641 "observatinum medicarum" stampato da Lodewijk Elzevir



1627 "Helvetiorum respublica" di diversi autori, stampato a Leida dagli Elzevir

1629 "libro sulla scherma, stampato a Leida dagli Elzevir

1671 "Ebraicarum quaesrionum" stampato dagli Elzevir



1644 un libro sulla storia della Compagnia delle Indie, stampato a Leida da Bonaventura e Abraham Elzevir



1669 la Sainte Bible, stampata ad Amsterdam da Louis e Daniel Elzevir

 

Christoffel van Dijck
Christoffel van Dijck naque nel 1606-1607 in Germania a Dexheim nei pressi di Francoforte e morì nel 1669 ad Amsterdam.
Arrivò poco prima il 1640 ad Amsterdam per lavorare come apprendista da un orefice.
Il 11 set 1642 a 36 anni sposò Swaentje Hermanst .
allora Christoffel van Dijck lavorava nel quartiere di Breestraat, dove svolgeva sia la professisione di fonditore anche di orafo
In seguito nel 1647-1649 ebbe una fonderia sul Bloemgracht ad Amsterdam fino a quando non andò in bancarotta.
Dopo il 1650 la sua condizione economica migliorò e nel 1652 e ricevette una eredità dai suoi genitori e la sua attività migliorò fino agli anni dal 1650 al 1660.

Christoffel van Dijck fu progettista e realizzatore di caratteri tipografici,lavorò per la l’ editori e tpografi dellla famiglia Elsevier.

 

Elzeviro di Christophe van Dyck

esempi del carattere Elzeviro inciso da Christophe van Dijck in stampe originali


Egli  disegnò anche  il cratere ebraico per la Bibbia ebraica per lo stampatore ed editore ebraico Athias Joseph b.Abraham Athias.
Questo tipo fu conosciuto  come Otiyot Amsterdam ("Lettere da Amsterdam").

Un Dopo la morte  di Christoffel van Dijck nel 1669 proseguì la sua attività il figlio Abramo, fino alla sua morte nel 1672.

I i caratteri di Christoffel van Dijck sono stati copiati da diversi stampatori e disegnatori di caratteri come Théophile Beaudoire nel 19  secolo.
I caratteri di Van Dijck  sono  vive in caratteri contempora nei. Christoffel van Dijck , DTL-Elsevir Elzevir e GLC 1666 elzevir.


Il carattere DTL elzevir disegnato da Gerard Daniëls, basandosi sui caratteri di Christoffel van Dijc

Il carattere Christoffel van Dijck

Il carattere GLC 1666 elzevir disegnato da Richard Lower nel 2011 inspirandosi al carattere disegnato dal punzonista Van Dijk e utilizzato nel 1669 da Daniel Elzevir per stampare il " Tractatus de corde", uno studio di anatomia di Richard Lower .

 

Robert Granjontorna su
Robert Granjon nacque a Parigi nel 1513 e morì a Roma 16 novembre 1589, fu un disegnatore e incisore di punzoni per la fusione di caratteri tipografici

Robert Granjon, si formò come orafo e nella sua vita lavorò per varie tipografie a Parigi, Lione, Francoforte, Anversa, e Roma.
Si deve a Robert Granjon il primo tentativo di fondere un carattere "nazionale", che ne disegna un modello battezzato "civiltà", a mezza via tra scrittura gotica e umanistica.
L'uso di questo carattere si protrae per oltre due secoli nelle tipografie di tutta Europa; e anche dopo il suo tramonto esso influenzerà i disegni di caratteri di tutti i successivi incisori e punzonisti.

Granjon, prima di essere chiamato a Roma per dirigere la Fonderia Vaticana, è il primo ad incidere una grande quantità di “fregi tipografici", alcuni assai elaborati, che caratterizzano la tipografia francese del XVII secolo.
Con lui e da questo momento, il frontespizio diventa parte fondamentale del libro.

 



Robert Granjon fregio


Nel 1523gli venne concessa in licenza a Parigi .
Dal 1543 in poi: fu incisore di caratteri tipografici a Parigi.  
Dal 1543 al 1548 lavora come incisore cioè punzonista per caratteri tipografici.
Del 1549 fu il suo primo libro è pubblicato a Parigi, un libro tascabile edizione del Nuovo Testamento in greco e latino.
Nel 1550,Robert Granjonn si stabilì a Lione , dove sposò la figlia del celebre incisore Bernard Salomon.
Dal 1550 al 1551: lavora con il fonditore di tipi per Michel Felandat.
Dal 1556 al 1557: Robert Granjon lavorò a Lione come bibliotecario, stampatore e incisore punzonista di caratteri tipografici.


Nel 1562: ritorna a Parigi dove disegna e incide caratteri, il primo libro stampato con il suo carattere tipografico"lettre française" conosciuto con il nome di"caractère civilté”,derivato dal corsivo franco-gotico: un tentativo di creare il carattere nazionale francese fondendo la scrittura umanistica con quella gotica.
Granjon crea così il primo carattere “fantasia” che ottiene grande diffusione e affianca il corsivo umanistico del Griffo, che tuttavia resta il preferito da stampatori e lettori.
A differenza di quest’ultimo, il corsivo con il nome“civilté” rimaneva un carattere meno legato al tondo, un carattere a sé stante che presentava lettere legate meglio tra loro, un contrasto chiaroscuro delle aste maggiori e lettere maiuscole che possedevano un’ uguale inclinazione delle minuscole.
In molti si rifaranno alle incisioni di Robert Granjon, in particolare per i nuovi tipi dei caratteri del font Garamond.

 



1566 Robert Granjon, stampa con il carattere "civiltè"



1566 Robert Granjon, frontespizio del libro "Dialogue de la vie et de la mort" stampato da Granjon con il carattere "civiltè"



1590 Robert Granjon "Evangelium Sanctum Domini Nostri Jesu Christi" in lingua araba
realizzato coi suoi tipi a Roma, per la Stamperia Medicea

 

Nel 1566, con il carattere "civilité" fu stampato il “Dialogue de la vie et de la mort” scritto da Ringhieri.
iIl carattere tipografico applicato alla stampa di questo libro provocò un tale impatto che il re Enrico II, il 26 dicembre 1557, gli diede un privilegio esclusivo di utilizzare questo tipo per dieci anni.

Tra il 1563 (o 1565) e il 1570, ha inciso nunerosi caratteri per Christophe Plantin, in particolare adattamenti del carattere Garamont.
Dal 1563-1570: lavora a stretto contatto con Christophe Plantin per il quale ha incisonunerosi caratteri in particolare gli adattamenti del carattere Garamont.
Incoraggiato da Plantin nel 1565 Granjon produce il suo carattere “Parangonne Greque”

 



carattere romano, inciso da Robert Granjon per Christophe Plantin in 1571



carattere monteverdi, versione moderna del caratter inciso da Robert Granjon per Christophe Plantin in 1571


Dal  1570 al 1574: Granjon offre ai suoi caratteri tipografici in vendita alla fiera di Francoforte.

Nel 1578 su richiesta di Papa Gregorio XIII, Robert Granjon, si trasferisce a Roma, dove lavorò sui tipi di caratteri orientali necessari dai missionari cattolici: e più precisamente designò i caratteri per la lingua armena (1579), per il siriaco (1580), per il cirillico (1582), e per l’arabo (1580-1586).
Inoltre Robert Granjon collaborò con Giambattista Raimondi, direttore scientifico della stamperia Medicea Orientale e con Domenico Basa, il direttore tecnico della Stamperia Vaticana, dove contribuì alle prime edizioni a stampa in alcune lingue orientali.
I Caratteri disegnati e incisi da Robert Granjon hanno avuto una distribuzione capillare, anche grazie alla Controriforma, che cercò di usare la parola stampata per riaffermare l'egemonia intellettuale e culturale della Chiesa cattolica in Europa, e per sostenere i suoi sforzi evangelici in Oriente.
 
Robert Granjon sviluppò  il disegno di alcuni importanti caratteri importanti di musica, tra cui uno che è diventato il carattere musicale più usato fino alla metà del XVIII secolo, inoltre a Parigi e a Lione stampò diversi libri di musica.
Durante la sua vita Granjon creò 9 caratteri tipografici e una serie di simboli musicali.

Mentre lavorava come incisore disegnatore di caratteri tipografici, Granjon progettò 50 alfabeti diversi, per e incise circa  6.000 caratteri.
Alcuni dei materiali utilizzati da Granjon sono conservati nel Museo Plantin ad Anversa.

Riforma e Controriforma e Il 1600torna su
La stampa svolse un ruolo importante nel sostenere le idee della Riforma protestante.
In quest' opera si distinsero stampatori famosi cone Johannes Froben.

Nell' Europa delle controversie religiose e delle guerre tra catrtolici e protestanti, il libro appare ad ognuno dei contendenti un pericoloso veicolo di idee avverse, quando non coincide, nel testo, ai principi dela fede dominante sul territorio ove viene diffuso.

I vari stati danno così inizio ad una attività di controllo delle stamperie e la produzione libraria è posta sotto una continua sorveglianza.
Vengono emesse leggi apposite e si provvede, quando lo si ritiene oportuno, a proibire la stampa di un' aopera, la sua vendita e la sua importazione all' estero.

Ci fu chi proibì la lettura di opere uno scritte in latino.
ci furono arresti e processi contro stampatori, librai ed ovviamente autori.

Nell 1589 la Chiesa pubblicò l' elenco ufficiale dei libri detti all' indice, cioè indicati come proibiti.
Si arriverà cosi allobbligo del' autorizzzione per la pubblicazione e la lettura di un libro, quando,il suo titolo non è compreso tra quelli consentiti.

Il sistema di censura sulle opere di stanpa si faceva sentire molto più nei paesi cattolici che in quelli protestanti e molti tipgrafi emigrarono dei primi per i secondi.

Ma la censura agiva con criteri diversi secondo gli stati.
In Spagna si poteva scrivere liberamenre sui problemi economici e coloniali ma non per queli filosofici e morali.
Il controllo dei governi era costrittivo quasi come quedllo dele chiese.
A Parigi nella prima metà del seicento un terzo della produzione libraria eran ancora di argomento religioso e tra il 1584 e il 1645 la produzione dei lbri religiosi fu fu piuttosto in ascesa, mentre la la progessione degli idiomi nazionali apparve relativamente lenta .
A Fracoforte i libri usciti nell' ultimo terzo del 500 il 65% erano in tedesco ma nei primi anni del 600 laloro produzione scese al 50%.

Il 600 fu i secolo della publicistica politica e di periodici.
Dal 1568-49, durante il periodo della Fronda, uscirono a Parigi più di 4.000 opuscoli di popaganda.
In Inghilterra durante nla rivoluzione inglese tra il 1640 em il 1661 furono publicati alneno 15.000 opuscoli.
sempre il questo periodo i giornali britannici, la cui tiratura media era di 500 copie, passarono da da 4 nel 1641 a 722 nel 1645.
A Parigi a parire dal 1650 si assiste a una dissociazione progressiva del mercarto dei libri da quello dei periodici che costituirono un settore autonomo della strampa.
Nel 500 i primissimi priodici o gazzette non erano che la veste tipografica degli "avvisi" che circolavano manoscriti nel 500.
nel 600 i priodici o gazzette conttenevano ora le cronache riunite provenienti da diverse città europee invece che da una sola, se ne segnalano 2 uno a Strasburgo e uno a Helmstedt in Sassonia.
Il primo setimanale uscì nel 1615 a Francoforte e i governi non tardaron ad usare questo canale informativo.
In Francia Richelieu incaricò nerl 1631 Teofasto Reaudot di fare uscire la "Gazette de France"
Simili Gazzette uscirono nel 1636 a Firenze nel 1640 a Roma nel 1645 a Genova.

L' inghilterra fu la prima ad avere una stampa di opposizione politica su larga scala in cui si distinsero i "Levellers" ed il loro esponente Jhon Libourne sdoprattuto neglianni 1948 - 1649.
Il 1600 fu anche i primo a possedera una letterattura popolare a stampa, in cui ebbe grande partela narrativa romanzesca.

Gli Estiennetorna su
Mentre la tipografia italiana continuava la sua incessante produzione d’opere, in Francia, solo nel 1470 fa la sua comparsa la stampa.

La prima pubblicazione interamente in lingua d’oltralpe fu realizzata ad opera di Pasquier Bonhomme solo nel 1476 (Cronique de France).

L’intero periodo rinascimentale francese fu caratterizzato dalla produzione di opere di altissimo valore qualitativo, tanto da rendere successivamente il XVI secolo, il secolo d’oro della tipografia francese.

Successivamente il maggiore sviluppo della tipografia si ha nella Francia grazie alla famiglia di stampatori parigini degli Estienne.

Il capostipite Henry (1470-1520)inizia la sua attività a Parigi nel 1502 e si avvale per le edizioni latine , della collaborazione di Geuffy Tory un intellettuale umanista che studiò a Roma e a Bologna e disega per gli Estienne una serie di carartteri, fregi e decorazioni.

 



Henry Estienne



Il più importante membro della famiglia Estienne è Robert (1503-1559), figlio secondogenito di Henry, il, più eminente umanista e stampatore fracese del XVI secolo.

Amico personale di Fracesco I, il grande sovrano mecenate, e costretto a trasferirsi a Ginevra per aver aderito alla Riforma Protestante.

Robert Estienne muore nel 1559 dopo aver pubblicato 527 opere, tra le quali un dizionario francese-latino che offre per la prima volta un quadro presochè completo del vocabolario francese.



il marchio tipografico di Robert Estienne

marchio mtipografico di Robert Estiennne

 



1557 permeso reale rilasciato a Charles Estienne stampato con il carattere "gec di roi" di Claude Garmont

Il Fratello di Robert, Charles Estienne, rileverà in seguito l'attività di Robrert.

 



Robert Estienne



L' opera degli Estienne continua inninterrottamente fino alla seconda metà del XVII secolo a Parigi e a Ginevra.



la famigla degli Estienne

 

Henri Estienne
Henri Estienne nacque a Parigi forse nel 1528 o nel 1531 e morì a Lione nel 1598.

Nel 1554 Il primo libro da lui pubblicato e curato l' ”editio princeps” Odi allora attribuite ad Anacreonte.
Nel 1557 le opere di Atenagora di Atene, Aristotele ed Eschilo

Nel 1559 assunse la tipografia paterna. ,
pubblicò:
Nel 1559 Diodoro Siculo,
Nel 1561 Senofonte
Nel 1562 Sesto Empirico
Nel 1562 Tucidide
Nel 1566 e nel 1581 Erodoto
Nel 1568 Sofocle
Nel 1572, il “Thesaurus Graecae linguae”, apparve in quattro volumi, con un supplemento in due volumi
Nel 1578 pubblicò anche una famosa edizione delle opere di”Platone”con commento, sulla quale si basa ancora oggi il criterio di citazione dei testi platonici.

Charles Estienne
Charles Estienne 1504-1564, è stato un esponente precoce della scienza di anatomia in Francia. 
Charles era un fratello minore di Robert Estienne I, il famoso stampatore, e figlio di Henri Estienne , che latinizzò il nome di famiglia come”Stephanus”.

Dopo la consueta formazione umanistica studiò medicina e si è laureò a Parigi.
Non è chiaro se insegnasse pubblicamente.

La sua carriera fu interrotta dalle persecuzioni oppressive in cui le loro opinioni religiose coinvolgevano la famiglia.
Éstienne, sebbene provenisse da una famiglia il cui gusto classico era la loro principale gloria, non tradì la stessa imitazione servile dell'anatomia galena del suo contemporaneo Jacques Dubois.

Sembra che sia stato il primo a rilevare le valvole nell'orifizio delle vene epatiche.
Ignorava le ricerche degli anatomisti italiani; la sua descrizione del cervello è inferiore a quella data sessant'anni prima da Alessandro Achillini

Nel 1551, quando Robert Estienne lasciò Parigi per Ginevra, Charles Estienne, che era rimasto cattolico, si occupò della sua tipografia e nello stesso anno fu nominato stampatore del re.
Nel 1561 fallì e si dice che sia morto in una prigione per debitori.
Le sue opere principali sono:
Nel 1543 “Dictionarium historicum ad poeticum”
Nel 1543 pubblicò anche una traduzione di una commedia italiana,”Gli Ingannati”, con il titolo di “Le Sacrifice”; ripubblicato come”Les Abus” nel 1549
Nel 1545 “De dissectione partium corporis humani libri tres”, con xilografie ben disegnate
Nel 1544 “Praedium Rusticum”, una raccolta di opuscoli che aveva compilato da antichi scrittori su vari rami dell'agricoltura
Nel 1553 “Paradoxes” imitazione dei”Paradossi" di Ortensio Landi

 



1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”



1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”



1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres

1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”



1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”




1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”



1545 Charles Estienne "De dissectione partium corporis humani libri tres”

 

 


Claude Garmonttorna su
Nel vasto panorama della stampa francese, un personaggio di assoluto rilievo è occupato da Claude Garamond.

Claude Garamond nacque a Parigi nel 1490, nel 1510 iniziò la sua carriera come apprendista per l' incisore di caratteri e che si era riconvertito al mestiere di libraio e stampatore il parigino Antoine Augereau

Nel 1531Claude Garmond fornì alla famiglia Estienne i caratteri romani, ancor oggi largamente utilizzati, caratteri che influenzarono la produzionela produzione tipografica francese alla fine del XVIII secolo.

 

 

 



le matrici originali del carattere romano inciso da Claude Garmond per gli Estienne e in seguito acquistati da Christofle Palantin

 


Nel 1540 Pierre Duchâtel, consigliere ed elemosiniere del re Francesco I di Francia gli commissionò i punzoni per tre modelli di caratteri dell'alfabeto greco su richiesta di Robert Estienne (che ne fece uso per le sue edizioni dei classici greci a partire dal 1543).
Per disegnare questi caratteri Garamond copiò la scrittura del calligrafo cretese Angelo Vergezio
Questo carattere greco in seguito divenne noto come "Grecs du Roi".

Nel 1545 Claude Garamond divenne esso stesso editore utilizando con i suoi caratteri e assoociandosi a Jean Barbé e al padrino di lui, lo stampatore Pierre Gaultier, interoppe però la società solo dopo due anni.

A partire dal 1550 Claude Garamond incise i suoi punzoni "romani" ed "italici", questi ultimi basati sui caratteri dello stampatore parigino Simon de Colines, anche Jean de Gaigny, cancelliere della Sorbona, lo incoraggiò su questa strada consigliandogli di creare un nuovo tipo di "italico", anche se senza successo.

Dopo la sua morte, nel 1561, i suoi esecutori testamentari, Guillaume Le Bé e André Wechel, acquistarono parte del suo materiale. Tuttavia la maggior parte delle matrici e dei punzoni furono acquistati da dal famoso editore e stampatore Christofle Pantin ad Anversa, e da Jacques Sabon, un fonditore di Francoforte.
L’Imprimerie royale (Stamperia reale, poi Stamperia nazionale) recuperò i caratteri di Garamond posseduti dalla fonderia Le Bé





Claude Garmond




1592 Garamond, l' originale carattere in una sua stampa



1592 Garamond, l' originale carattere in una sua stampa



il carattere Garamond

I Didottorna su
Il settecento francese fu dominato nell’arte tipografica da due grandi famiglie tipografe: i Fournier ed i Didot.
Per qualità produttiva, per l’alto pregio della carta e per l’accuratezza delle edizioni prodotte, le opere di queste due famiglie non possono essere paragonate ad altre produzioni.

La grande tradizione della tipografia francese fu caratterizzata dalla dinastia dei Didot.


la famigla dei Didot

 

Il capostipite, François Didot nacque a Parigi nel 1699, libraio e poi stampatore, ricoprì cariche importanti nella corporazione dei librai.

Suo figlio François-Ambroise inventò un sistema di misurazione dei caratteri mediante il punto tipografico Didot, che fu poi adottato in tutta Europa.



Firmin Didot

Ambroise Didot

Firmin Didot



1804 Firmin Didot Code Civil Des Francais



La misurazione dei caratteri, fino adallora a discrezione dell’incisore, con Pierre-Simon Fournier diede una prima definizione di punto tipografico nel "Manuel typographique".

Il punto Didot, introdotto nel XVIII secolo dal  François-Ambroise Didot corrisponde a 1/72 del pollice reale francese. Con la definizione del metro, nel 1799 il punto Didot venne ridefinito come 125/332472 di metro, pari a 0,3759715104 mm.

 

1764 Fournier mauel typographique



1764 Fournier mauel typographique

 

Oltre a questo François-Ambroise perfezionò il torchio, inventandone uno che aveva bisogno di una sola pressione e introdusse in Francia la fabbricazione della carta velina.

Il figlio di François-Ambroise, Firmin, incise caratteri per alcune edizioni, delle quali sono famose Dauphin e Monsieur.

e

Ambroise Firmin Didot

Una delle invenzioni più importanti avvenne nel 1795.
Firmin Didot si trovò ad affrontare la produzione di un libro piuttosto complicatoper l’epoca: una Tavola dei logaritmi di Callet. I numeri incolonnati e allineati ponevano problemi a una stampa a caratteri mobili, ma il problema fu risolto grazie alla nuova invenzione della stereotipia.

La stereotipia
Oggi con la stereotipia la pagina composta, è impressa su un materiale plastico, ottenendo, così,un negativo sul quale era colata la lega di piombo che produceva una lastra rigida, che stampando permetteva di ricavare i numeri allineati in maniera perfetta.



schema stereotipia
schema delle fasi per ottenere una stereotipia
1 matrice su cui è steso un foglio di cartone "flano"
2 coniatura, pressatura del flano sulla matrice
3 la matrice in flano si riempie con la lega metallica
4 fusione

clichè e flano
sterotipia clichè e matrice in cartone "flano"

Per quanto riguarda i caratteri, Firmin Didot incise misure diverse dei caratteri inventati dal padre e ne creò il corsivo.


l 'EncyclopE'dietorna su
ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers

Oltre ai Didot altri importanti editori operarono in Francia, il nome di maggior spicco è quello di Denis Diderot.
Diderot, nel 1745, incaricato dal libraio Andrè Le Breton di tradurre la Cyclopaedia" dell’inglese Chambers, e grazie alla collaborazione di Baptiste D’Alambert ne fece un’opera originale cui diede il titolo di: Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri


"la Presse" da l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706




"Imprimerie Casse", particolare da l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706

 

"l'Art de l' Imprimerie" da l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706



"Imprimerie en Taille" da l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706





"il torchio di stampa" a l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706



"Atelier de la Composition" l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706

John Baskervilletorna su



John Baskerville


John Baskerville tipografo-editore inglese, nato nel 1705 e morto nel 1775, sperimentò rilegature, inchiostri, carte e tecniche di stampa innovative e disegnò un set di caratteri che è ancora oggi uno dei più eleganti e leggibili mai realizzati.

carattere Baskerville
il carattere Baskervile


Barkerville fu infatti un grande rinnovatore nell'arte tipografica e rappresentò il primo esempio di editore nel senso moderno del termine.

John Baskerville, dopo aver insegnato calligrafia, si occupò di composizione della pagina, di carta e di inchiostri.
Sperimentò tecniche diverse di legatura dei volumi e di stampa al torchio tipografico e si applicò al disegno e alla fusione del carattere da stampa .

Baskerville fu nominato, per la sua attività, tipografo ufficiale dell'università di Cambridge, ma la sua eccentrica natura lo portò a concentrare i suoi interessi nell'attività di editore..

Nella qualità di editore fondò diversi giornali fra i quali il "Morning post", fondatop nel 1772 continuò le pubblicazioni fino al 1937.

paradiso perduto di Milton
1754 edizione di Barkerville del "paradiso perduto di Milton",
Iinteresante è a proposito la citazione di Baskerville:

"NON E' MIO DESIDERIO STAMPARE MOLTI LIBRI, MA SOLO QUELLI IMPORTANTI O DI MERITO INTRINSECO E DI SICURA FAMA CHE IL PUBBLICO POSSA COMPIACERSI DI VEDERE IN ELEGANTE VESTE TIPOGRAFICA E DI COMPRARE AD UN PREZZO CHE COMPENSI LA STRAORDINARIA CURA CHE NECESSARIAMENTE SI DEVE FISSARE PER QUESTI LIBRI".

(dal frontespizio dell edizione del Paradise Lost di Milton).


Baskerville, tentò infine di vendere i suoi caratteri alle Stamperie Reali, all'Accademia delle scienze di Parigi, alla corte di Russia e di Danimarca, con scarso successo.

Morì in circostanze misteriose e mai del tutto chiarite (1775).

I suoi caratteri, dopo la sua morte, vennero ripetutamente venduti
la vedova di Baskerville li vendette nel 1779 le atrezzature tipografiche a Pierre A. de Baumarchais che le userà per stampare tra il 1785 e il 1789 tutte le opere di Voltaire.



Pierre Auguste de Beaumarchais

I carateri di Baskerville vennero utilizzati anche durante la Rivoluzione Francese ("Le moniteur universe") .


Giovanni Battista Bodoni.torna su
Bodoni nasce a Saluzzo in provincia di Cuneo nel 1740 da una famiglia di stampatori: il nonno Giandomenico aveva sposato la figlia di un tipografo ereditandone la tipografia; il padre Francesco Agostino fu anch’esso tipografo.



Giovan Battista Bodoni in un ritratto di Andrea Appiani




Giovan Battista Bodoni in un ritratto di Giuseppe Lucatelli


Nel 1758 Giovanni Bodoni si trasferisce a Roma, dove lavorò nella Stamperia della Congregazione di Propaganda Fide, nata sotto Gregorio XV con il fine di diffondere la fede cattolica.

La formazione romana di Bodoni risente del clima di quel tempo e dell’influenza di alcuni personaggi, quali il cardinale Spinelli, responsabile della congregazione.

La stamperia è ricca di numerose serie di caratteri, in particolare quelli orientali. Grazie a questo e alle lezioni di padre Giorgi, Bodoni si interessa alle lingue orientali, ricevendo lezioni di ebraico.

La sua passione per la produzione dei tipi e per le lingue orientali lo rendono la persona più adatta ad occuparsi della composizione del volume di padre Giorgi: Alphabetum Tibetanum (1759) e nel 1761 di un Pontificale copto-arabo.

Nel 1771 impianta una propria stamperia che si distingue per la qualità delle riproduzioni.

Nel 1758 è a Parma a dirigere la Stamperia Regia.

Inizialmente Bodoni ordino in Francia sei tipi di caratteri Fournier, riuscendo poi ad impiantare una fonderia a Parma, chiamando a dirigerla uno dei suoi fratelli, Giuseppe.

Il carattere tipografico inciso da Bodoni sintetizza tutte le conquiste di disegno dei caratteri precedenti riunendole in una forma estremamente classica e rigorosa.

 



punzoni originali di Giovan Battista Bodoni

carattere Bodoni
carattere Bodoni

 



La prima opera di grande successo composta con caratteri da lui incisi e fusi sono gli Epithalamia exositicis linguis reddatta del 1775, in venticinque lingue esotiche, preceduta, fra gli altri, anche da un manuale tipografico, Fregi e maiuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni del 1771.

manuale tipografico
intestazione del "manuale tipografico di Gianbatista Bodoni

I canoni della sua arte sono esposti in particolare nel " Manuale tipografico",pubblicato in varie edizioni: la prima è del 1788 l’ultima postuma, venne pubblicata dalla vedova nel 1818, dopo la morte del marito avvenuta nel 1813.

Friederich Gottlob Koeningtorna su

Friedrich Gottlob Koenig è nato il a Eislebe 17 aprile 1774 ed è morto il a Oberzell il17 gennaio 1833 .

 



Friedrich Gottlob Koenig



Dapprima apprentista tipografo come stampatore / compositore presso il Johan Gotttob Breitkopf di Lipsia, in seguito lavorò a Vienna e a Pieroburgo.

E’ stato un inventore tedesco noto per la sua macchina da stampa a vapore ad alta velocità.
Questo nuovo stile di macchina da stampa poteva stampare fino a 1.100 fogli l'ora, stampando su entrambi i lati del foglio contemporaneamente.



l'orologiaio Andreas Friedrich Bauer

 


Si trasferì a Londra nel 1807 dove inizia con l'orologiaio Andreas Friedrich Bauer e nel 1810 ottenne un brevetto sulla sua macchina da stampa, che produsse la sua prima tiratura di prova nell'aprile 1812.
La macchina fu installata nella loro officina e gli inviti furono inviati a potenziali clienti, in particolare John Walter del The Times.
In mezzo a molta segretezza, per paura di turbare gli stampatori esistenti, i processi furono condotti con grande successo.

 



Maccina tipografica pianocilindrica a vapore prdotta da Friedrich Gottlob Koenig e dall'orologiaio Andreas Friedrich Bauer



Friedrich Gottlob Koenig fornì due macchine tipografiche al The Time
Il primo numero di The Times stampato con le nuove macchine da stampa fu pubblicato il 29 novembre 1814.
La macchina pianocilindrica a vapore di Friedrich Gottlob Koenig, stampava alla velocità di 1.200 copie orarie cioè quattro volte superiore a quello possibile allora.

Nell'agosto 1817 Koenig tornò in Germania a causa di un disaccordo con Thomas Bensley, uno stampatore di libri di Londra, che Koenig riteneva cercasse i diritti esclusivi per la nuova macchina.
Dopo aver preso in considerazione, scelse un monastero abbandonato a Würzburg per i locali della fabbrica.
L'azienda si chiamava Koenig & Bauer.
l'azienda prosperava e presto le rotative Koenig e Bauer furono molto richieste in tutta Europa, soprattutto per i giornali.

L’invenzione di Friedrich Gottlob Koenig e’ importante non solo per la maggiore produzione  che il mezzo permetteva, anche perche il torchio a vapore sostituiva l’energia manuale con l’energia termica.

Ottmar Mergenthalert torna su

Ottmar Mergenthaler è nato a Hachtel, nel Württemberg il 10 maggio 1854 e morì a Baltimora il 28 ottobre 1899)

 



Ottmar Mergenthaler


Era il terzo figlio di un insegnante, Ottmar Mergenthaler era ansioso di studiare ingegneria, ma suo padre, gravato dal finanziamentodell'istruzione superiore dei figli più grandi, ritenne la spesa al di sopra delle sue possibilità.
, e fin da giovanissimo dimostrò interesse e talento per la meccanica, convincendo il padre a sistemarlo come apprendista all'età di 14 anni presso un orologiaio di nome Hahl.
Frequentò di notte, nel frattempo corsi di scuola tecnica.

 



Casa natale di Ottmar Mergenthale a  Hachtel nel Württembergin Germania


Questo apprendistato gli diede le nozioni tecniche necessarie per la sua futura attività di inventore.

Nel 1872 emigrò negli Stati Uniti e andò a lavorare a Washington presso la bottega di August Hahl, figlio del suo maestro orologiaio.
Ottmar Mergenthaler era molto ingegnoso e creativo, e a 20 anni ottenne il suo primo brevetto.
In breve tempo divenne comproprietario della bottega.
Il 17 agosto 1876 un uomo di nome Charles Moore, che aveva sentito parlare del suo talento, entrò nella bottega e gli parlò di una sua invenzione, una macchina da scrivere per giornali che avrebbe dovuto, nelle sue intenzioni, sostituire la pratica della composizione manuale della pagina; la sua macchina in realtà non funzionava, ed egli gli propose di crearne un modello migliore.

 

Ottmar Mergenthaler a 25 anni



Ottmar Mergenthale com la moglie


Ottmar Mergenthaler vide subito cosa non funzionava nella macchina costruita da Moore, e si mise subito al lavoro per migliorarla, ma ci vollero dieci anni prima che raggiungesse il risultato desiderato.
Il 3 luglio 1886 Ottmar Mergenthaler presentò la sua invenzione al New York Tribune, il cui proprietario, Whitelaw Reid, aveva per anni incoraggiato i suoi studi.

 



1886 Ottmar Mergenthale linotype


Gli azionisti del giornale e i sindacati, invece, si opposero dapprima violentemente a questa innovazione.
Infine, però, l'importanza della sua invenzione fu riconosciuta, e per Ottmar Mergenthaler arrivarono il successo e gli onori meritati in tanti anni di instancabile lavoro.
Dopo pochi anni Ottmar Mergenthaler si ammalò di tubercolosi, ma continuò a lavorare  incessantemente alle sue invenzioni.

 

1984 Andwe Golden Medal conferita alla Ottmar Mergenthale Co in un annuncio pubblicitario del 1985



1886 brevetto della linotype di Ottmar Mergenthale

1889 la linotype di Ottmar Mergenthale al giornale Tribune di New York

1890 Ottmar Mergenthale la Simplex Linotype

1890 Ottmar Mergenthale la linotype Model 1



Nel 1897 Ottmar Mergenthaler fuggì nel clima favorevole del New Mexico,  fino alla morte prematura nel 1899, avvenuta all'età di 44 anni.

 



1901 annuncio pubblicitario del modello dellA linotype Simlex prodotta dalla FBBRICA Mergenthale

 

Tolbert Lanstontorna su

Inventore americano, nato a Troy, in Ohio, il 3 febbraio 1844 e morto il 13 febbraio 1913.
Dopo aver compiuto il servizio militare durante la guerra civile, per circa ventidue anni lavorò come impiegato in un ufficio statale.
Senza aver alcuna istruzione in ingegneria ideò alla fine del secolo una machina compositrice tipografica a caratteri mobili, sviluppo della linotype, la monotype, che brevettò nel 1887 che poi cosrtruì industrialmente.
Dimessosi, quindi, dalla sua professione impiegatizia, trascorse il resto della sua vita al perfezionamento e alla produzione della sua invenzione.

 



Tolbert Lanston




1861 Tolbert Lanston la prima macchina tipografica



la monotype Caster sviluppo della monotype di Tolbert Lanston inventata nel 1871

 

Stanley Morisontorna su
Nato lel 1889 e morto nel 1967
Progettista che contribuì alla rinascita tipografica del XX secolo.
Come consulentedell' azienda tipografica Monotype decise di riprendere e ridisegnare alcune serie di caratteri largamente diffusi e usati soprattutto nella stampa inglese (per es. Plantin) per soddisfare le esigenze di economicità di produzione e facilità di lettura, esigenze a cui dovevano rispondere le pagine ad altissima tiratura del quotidiano londinese "Times".

Fu proprio seguendo un suo progetto che si realizò nel 1931, a Londra il carattere Times New Roman.
Sanley Morison
nel 1918, divenne supervisore del disegno alla Pelican Press.
Nel 1922 fondò una società, la nel 1918, divenne supervisore del disegno alla Pelican Press.
Nel 1922 fondò una società, la Fleuron Society, che si dedicava alla tipografia. Dal 1923 al 1967 fu consulente per la Monotype Corporation, dove curò l'adattamento e la ricostruzione di caratteri tipografici storici, quali il Baskerville ed il Bembo. Pubblicò anche il Blado nel 1923. Dal 1929 al 1960 fu anche consulente tipografico del Times e, come detto, nel 1931 assieme al grafico Victor Lardent creò il carattere Times New Roman, utilizzato per la prima volta nel 1932 e pubblicato dalla Monotype nel 1933. A title="1967" href="/wiki/1967">1967 fu consulente per la Monotype Corporation, dove curò l'adattamento e la ricostruzione di caratteri tipografici storici, quali il Baskerville ed il Bembo. Pubblicò anche il Blado nel 1923.

Dal 1929 al 1960 fu anche consulente tipografico del Times e, come detto, nel 1931 assieme al grafico Victor Lardent creò il carattere Times New Roman, utilizzato per la prima volta nel 1932 e pubblicato dalla Monotype nel 1933.

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due immagini di Sanley morison
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i caratteri Times New Roman e Bembo

 

Aldo Novaresetorna su
Novarese nacque a Pontestura Monferrato nel 1920 e morì a Torino nel 1995. Fu grafico e disegnatore di caratteri, il più prolifico disegnatore di caratteri del mondo, con oltre 200 serie prodotte.

 



Aldo Novarese


Frequentò la Scuola Artieri Stampatori e l' Istituto Tipografico Paravia di Torino.
Nel 1936 entrò nella Fonderia Nebiolo di Torino, dove rimase sino al 1972, imponendosi come autore di caratteri : in questo ambito raggiunse risultati altissimi, collocandosi accanto ai più importanti creatori di alfabeti del XX secolo, quali il francese Roger Excoffon, l'inglese Gill, lo svizzero Adrian Frutiger, il tedesco Herman Zapf.

Tra i suoi più celebri caratteri (circa un centinaio), figurano l'Egizio (1953),il Juliet (1954) il Ritmo (1955), il Garaldus (1956), lo Slogan (1957), il Recta (1958), l'Estro (1961) l'Eurostile (1962), il Magister (1962) e il Metropol (1967); il Delta (1968)il Normandia (1946) e l'Augustea (1951) il Fenice (1970) lo Stop (1971), il Dattilo (1974), il Novarese (1978), Floreal, Mixage (1980), Expert (1981) Symbol (1982)sono firmati da Novarese insieme a Butti.

 



Aldo Novarese

Aldo Novarese carateri
Alcuni caratteri disegnati da Aldo Novarese



Attraverso i tratti terminali si riconoscono i caratteri e si possono riunire in gruppi.
Nel corso del tempo numerosi sono stati i tentativi di catalogarli e in Italia la classificazione più utilizzata è quella stilistica proposta nel 1956 da Aldo Novarese.
Per la Nebiolo lavorerà fino al 1978, anno della definitiva chiusura della fonderia, ormai incapace di adeguarsi alla rivoluzione della fotocomposizione e all'imminente diffusione delle tecnologie informatiche applicate alla realizzazione dei caratteri.

Egli divise i caratteri in dieci grandi gruppi che sono: Lapidari, Medievali, Transizionali, Bodoniani, ornati,Egiziani,Lineari, Fantasie.

Nel 1956 anche Novarese propose una classificazione che Daniele Baroni ritiene ancor oggi la «classificazione più convincente, soprattutto da un punto di vista didattico».

 La classificazione di Novarese suddivide i caratteri in dieci distinte famiglie, suddivise secondo la caratterizzazione storica, estetica e del disegno (soprattutto del piede del carattere).

  • Lapidari - si rifanno ai caratteri romani antichi. Hanno grazie triangolari che formano un angolo acuto con la linea di base.
  • Medievali - chiamati anche gotici. Erano i caratteri tipici del periodo di Gutenberg, ma oggi di difficile lettura. Hanno estremità allungate caratterizzate da angoli accentuati. Le grazie sono definite "a punta di lancia rivolta verso il basso".
  • Veneziani - derivano dai caratteri romani antichi, come i Lapidari, ma da questi si differenziano per l'estremità arrotondata delle grazie e per il piede dell'asta appena concavo.
  • Transizionali - hanno grazie orizzontali e sottili, terminano con un'asta la cui base ha andamento lineare. Il Times New Roman è un tipico esempio di carattere Transizionale.
  • Bodoniani - hanno un rapporto di spessore esasperato tra le aste. Hanno grazie che si uniscono con l'asta verticale della lettera, formando un evidente angolo retto.
  • Scritti - detti anche calligrafici. Imitano la scrittura a mano. Assumono pertanto caratteristiche assai eterogenee in relazione al tipo di strumento di scrittura che si imita. Possono essere suddivisi in calligrafici legati o non legati.
  • Ornati - sono caratteri con decorazioni. Formati generalmente dalle sole lettere maiuscole, utilizzati come capilettera.
  • Egiziani - sono riconoscibili per le grazie ad angolo retto.
  • Lineari - detti anche bastoni. Sono i caratteri di concezione più moderna, privi di grazie e spessori delle aste uniformi, al giorno d'oggi chiamati comunemente sans serif.
  • Fantansie - gruppo difficilmetasnte classificabile, comprendente tutti i caratteri che non rientrano nelle precedenti categorie.

Ha ottenuto numerosi premi tra i quali : nel 1979 la segnalazione per il Compasso d'Oro,' nel 1954 la Medaglia d'Oro alla Fiera di Milano.
Ha scritto alcuni valori sulla storia del disegno dei caratteri tra i quali nel 1957 "Il carattere"e, nel 1964 "alfa-beta"

le origini della cartiera industrialetorna su

Nel 1798, Nicolas Louis Robert alle dipendenze della cartiera degli stampatori parigini Didot, costruisce la "macchina continua", con la quale diviene possibile fabbricare un nastro continuo di carta e incrementare in questo modo la velocità di produzione.

Nello stesso periodo, l'aumento della richiesta porta all'introduzione della carta a base di pasta di legno, in alternativa a quella prodotta dagli stracci, più costosi e difficili da reperire.
Purtroppo la nuova carta trattata chimicamente risulta poco durevole: nel corso di pochi decenni tende ad ingiallire e a sfaldarsi e molti testi stampati dall'inizio del XIX secolo minacciano di ridursi in pezzi illeggibili.

Con la Rivoluzione industriale del XIX secolo anche lo sviluppo tecnologico della tipografia compie notevoli progressi. All'inizio del secolo la pressa in legno, rimasta virtualmente immutata dai tempi di Gutenberg, viene sostituita da matrici di metallo e viene introdotta la stereotipia, cioè il procedimento di riproduzione della forma della pagina composta mediante calco su lastra metallica attraverso una pressione piana (tipografia a platina).

Le macchine da stampa dell '800torna su

la macchina da stampa pianocilindrica

Friederich Koening
Friedrich Koenig


La prima pressa piano-cilindrica a vapore è realizzata nel 1814 da Friedrich Koenig e utilizzata nella stamperia del "Times" di Londra; questa tecnica permette di aumentare la capacità di stampa da 300 a 1100 copie all'ora.

prima macchina pianocilindrica

La prima macchina da stampa pianocilindrica di Friedrich Koenig e Andreas Bauer

La rotativa tipografica
Sempre al "Times", viene introdotta pochi anni dopo, nel 1828, la macchina "a quattro cilindri" verticali realizzata da Augustus Applegath e Cowper, in grado di produrre oltre 5000 copie all'ora.
Richard March Hoe inventó en 1846 la macchina da stampa tipografica a rotativa

prima rotativa 1846

rotativa tipografica di Richard March Hoe

 

 

rtativa Hoe

rotativa tipografica Hoe a dieci metifoglio del Times nel 1856

La produzione industriale della carta inizia alla metà del secolo.
La rotativa, in grado di stampare un nastro continuo di carta contemporaneamente in bianca e volta, viene inventata da Hoe nel 1846.
La prima rotativa tipografica alimentata a carta in bobina, installata al Times di Londra nel 1870. erta capace di produrre circa 12.000 segnature di 4 pagine l'ora, la matrice era curva e montata su cilindro

La linotype
I primi esperimenti di composizione meccanica portano nel 1886 alla realizzazione, da parte dell'americano Ottmar Mergenthaler, della Linotype e successivamente nel 1889 alla Monotype realizzata da Tolbert Lanston. La parte meccanica delle tecnologia della stampa subirà poi solo piccoli cambiamenti, fino all'introduzione della stampa off-set nel 1960.

linotype
linotype

l'informatica
La crescita degli strumenti informatici comporta profondi cambiamenti anche alla tipografia e porta alla nascita, negli anni '70, della cosiddetta editoria elettronica.
Le grandi apparecchiature per la stampa industriale vengono dotate di sistemi elettronici di controllo.
Per la composizione delle pagine vengono resi disponibili sistemi che consentono di redigere da tastiera documenti che vengono automaticamente organizzati in linee e pagine.
Dato che il processo della impaginazione di testi tipograficamente complessi richiede di procedere per tentativi, la composizione si avvale di videoterminali sui quali si possono vedere rapidamente gli effetti delle richieste del compositore.


IL PROCESSO TIPOGRAFICOtorna su
Il processo tipografico puo utilizzare una notevole varietà di forme rilievografiche: composite o di un sol pezzo, originali o duplicate (galvanotipia e stereotipia), piane o curve (stereotipia).
È l'unico processo di stampa che può utilizzare direttamente la composizione ottenuta con i sistemi automatici «a caldo»; questo era un vantaggio molto grande prima dell'introduzione della fotocomposizione.

La componente immagine della forma di stampa si chiama cliscè ed è ottenuta per incisione chimica di una lastra di zinco o di magnesio, dello spessore di circa 2-3 mm.

L'inchiostro usato è ad elevata viscosità (sui 500-600 poi se). La qualità di stampa ottenibile, sia nel b/n che nel colore, è ottima.
Per ottenere delle stampe di buona qualità di retinati, dato che la forma è rigida e dato il contatto diretto tra la forma e il supporto di stampa, è indispensabile usare carte patinate lucide.

Questo fatto, ma soprattutto l'alto costo per l'ottenimento dei cliscè, l'avvento della fotocomposizione, la necessità del «taccheggio» in stampa, hanno ristretto sempre più il campo di impiego della tipografia, che, dal più importante processo di stampa fino alla fine degli anni '60, è diventato marginale.

Le macchine da stampa tipografica
Le macchine da stampa usate sono di tre tipi: platine, pianocilindriche e rotative.
Le platine sono macchine di piccolo formato (raramente superano i cm 25x35), adatte per brevi tirature di stampati commerciali o per corrispondenza.

plantina tipografica
schema di plantina tipografica


Le piano-cilindriche sono di formato medio-grande, adatte soprattutto per lavori editoriali.

pianocilindrica tipografica
schema di pianocilindrica tipografica

Le rotative erano utilizzate soprattutto per la stampa di giornali e riviste.

rotativa tipografica
schema di rotativa tipografica

Alcune macchine da stampa tipograficatorna su

 

M M M
TLC-250,
max 12 colori possibile
Macchina da stampa tipografica per la produzione di etichette autoadesive

 
TLC-170,
rotativa a 5 Colori
Macchina da stampa tipografica per la produzione di etichette autoadesive
 
TLC-350 e TLC-400,
max 12 colori possibile
Macchina da stampa tipografica per la produzione di etichette autoadesive

  vecchia plantina tipografica Heidemberg
     
rotativa tpografica del Chicago Tribune
 
MD 280/350
semirotativa tipografica per la produzione di etichete
 
vecchia macchina da stampa tipografica Nebiolo
  rotativa tipografica per la stampa di quotidiani
     
1890-1910 pianocilindrica per stampa tipografica costruttore Nebiolo
  1927 plantina eletrica per stampa tipografica costruttore Saroglia  
1814 pianocilindrica dopipa per stampa tipografica progetista Friedirich Koening, costrutture Anreas Bauer
 
1914-1940 pianocilindrica costruttore Saroglia
             
           
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